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Covid: Matlosz,scienziati in mezzo a aspettative troppo alte

ESOF condivide con chiesa rispetto per dignità,condizione umane

05 settembre, 15:44
(ANSA) - TRIESTE, 05 SET - EuroScience Open Forum mira a sostenere, incoraggiare e rappresentare tutti gli scienziati europei, essendo una piattaforma alla quale i responsabili politici possono rivolgersi per consigli e competenze e uno spazio aperto di discussione, dibattito e creatività per migliaia di membri in quasi 80 paesi. Lo ha detto all'Ansa il presidente di EuroScience, Michael Matlosz, in un'intervista nel corso di ESOF 2020 a Trieste.

Qual è stato l'impatto della crisi del Coronavirus sulla comunità scientifica e sui poli scientifici? "La difficoltà più significativa che abbiamo affrontato, e stiamo ancora affrontando, è la questione dell'uso appropriato delle competenze scientifiche. Quando affronti una crisi, ed è normale, tutti vogliono le migliori informazioni disponibili per prendere le migliori decisioni. E qui siamo di fronte a una malattia virale sconosciuta; la maggior parte delle informazioni è incerta. Ci sono alcune differenze nell'opinione della comunità scientifica riguardo a ciò che sta accadendo con questa malattia, a come viene trasmessa e a come si sviluppano le sue forme gravi. E quindi penso che ci sia stata una certa frustrazione nella comunità pubblica per il fatto che gli scienziati non sembrano in grado di fornire informazioni precise. Credo che la comunità scientifica sia stata frustrata a causa della sua incapacità di trasmettere l'importanza della comprensione dell'incertezza. Questa crisi e la conoscenza di cui disponiamo aiuteranno la società ad andare oltre e a progredire, ma non ci sono risposte facili e soluzioni immediate. Pertanto penso che gli scienziati si siano trovati in mezzo ad aspettative forse troppo alte e all'incapacità di spiegare dov'è la conoscenza specifica e dove sono le incertezze e come queste incertezze siano in qualche modo inevitabili quando si affronta una nuova situazione e come nel tempo, queste incertezze saranno rimosse e otterremo informazioni più basilari e affidabili. C'è una grande sfida per gli scienziati nel comunicare sia ciò che sanno, sia ciò che non sanno. E penso che questo sia qualcosa che non è stato necessariamente trattato chiaramente come dovrebbe e ha lasciato problemi ovunque alla comunità scientifica in Italia, Europa e nel mondo".

C'è una sfida se si pensa alla presenza qui del Segretario Stato Vaticano, Pietro Parolin. Ha detto che la scienza e la fede sono due dimensioni che dovrebbero unirsi in quanto non così lontane una dall'altra.Cosa ne pensa? "Quello che ho tratto dalle osservazioni del cardinale è l'importanza della dignità umana e il mantenimento di un focus sulla natura della situazione umana e della società in tutte le decisioni. Il cardinale ha cercato di presentare un approccio integrato in cui vediamo non solo gli aspetti fattuali dei dati riguardanti il problema ambientale, la situazione sociale e la situazione umana, ma anche il rapporto di questo con la condizione umana. Questa condizione è una caratteristica particolare che va al cuore e all'anima di ognuno di noi. Che siamo credenti religiosi o no, la nostra dignità umana deve essere rispettata in tutte le decisioni. In una società caratterizzata dal progresso tecnologico, ma allo stesso tempo da disuguaglianze e differenze anche nell'approccio alle nuove tecnologie, dobbiamo sempre ricordare che ci sono alcune considerazioni umane da tenere in considerazione in ogni utilizzo della conoscenza. E' qui che possiamo incontrarci perché ESOF, lavorando sull' interfaccia scienza-società, condivide con il cardinale l'idea che condizione umana e dignità umana debbano essere rispettate in tutte queste aree".

Fede e scienza non sono così lontane l'una dall'altra, ma c'è davvero una grande differenza tra chi crede che il covid-19 esista e chi lo nega. Allora come possiamo affrontare questo paradosso? "Penso che il cardinale non sarà in disaccordo se dico che c'è una differenza tra il messaggio scientifico e la ricerca di una conoscenza di realtà oggettive dimostrabili e la fede, che è il credere in realtà indimostrabili che vanno oltre la scienza e ciò che qualsiasi altra impresa umana può realmente identificare come vero o falso. E penso che questa sia la differenza. Credo che la presentazione del cardinale abbia suggerito anche a noi, la comunità scientifica, di non andare oltre quello che possiamo fare. Il metodo scientifico è potente, ma non copre tutto ciò che c'è nel cuore e nell'anima dell'umanità. Quindi dobbiamo assicurarci di non oltrepassare ciò che possiamo fare, permettere ai nostri simili di avere le loro convinzioni e rispettare i loro cuori e le loro anime, la loro dignità umana in quanto tale. E questo non ha nulla a che fare con la negazione dell'esistenza di fatti oggettivi riguardanti un virus contagioso. Penso che questi fatti oggettivi dovrebbero essere trattati per quello che sono. Derivano da un'indagine sperimentale e teorica utilizzando il metodo scientifico, che viene poi testato contro possibili errori. E tornando alla frustrazione del grande pubblico per gli scienziati che cambiano idea: in realtà, non stanno cambiando idea; stanno solo scoprendo nuovi dati che, in alcuni casi, invalidano le teorie precedenti, ma questo è il metodo scientifico. È così che funziona".

Come si può garantire che la scienza raggiunga l'intera società? "Non sappiamo come farlo, ma sappiamo come non farlo. Penso che ciò in cui crediamo, come Euroscience, e la ragione di essere dell'EuroScience Open Forum sia il concetto di Open Forum.

Quello che sappiamo è che la condivisione della nostra comprensione del metodo scientifico, dell'uso appropriato delle competenze scientifiche, del ruolo dell'incertezza e della critica nell'indagine scientifica non può essere proiettata sul grande pubblico in un approccio verticale dall'alto verso il basso. E troppo spesso in passato, la comunicazione scientifica è stata dall'alto verso il basso, dicendo 'guarda, sappiamo qualcosa, tu non sai qualcosa, te lo spiegheremo'. Ora, questo non funziona e non è efficace. Quindi non sappiamo come fare meglio, ma quello che sappiamo è che dobbiamo coinvolgere il pubblico in generale nel dialogo. E questo significa che l'abilità fondamentale che la generazione più giovane di scienziati dovrà acquisire è la capacità di lavorare in dialogo con gli altri e ascoltare le loro domande. Uno dei motivi per cui abbiamo creato l'Euroscience Open Forum è trovare il modo di interagire e sviluppare strumenti di dialogo in modo che le persone possano porre le domande giuste e gli scienziati possano rispondere nel modo giusto. Questo problema è una grande sfida da affrontare e EuroScience Open Forum vuole affrontarla non perché è facile, ma perché è piuttosto complicata". (ANSA).

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