Spinte, botte, schiaffi, insulti e
minacce verbali: sono 713 gli episodi di aggressione subiti
dagli operatori della sanità nella Città metropolitana di Milano
nel primo semestre 2019, secondo un censimento reso noto dal Pd
lombardo che, però, denuncia di non poter definire chiaramente
l'entità del fenomeno perché manca un sistema di monitoraggio
omogeneo e diversi ospedali hanno fornito dati incompleti o in
certi casi inesistenti. Una lacuna che i consiglieri regionali
del Pd puntano a colmare con un progetto di legge per obbligare
le strutture a individuare situazioni e fattori di rischio e per
istituire un tavolo che definisca le linee pratiche di
intervento con tutti gli attori, dai sindacati alle forze
dell'ordine, dall'assessorato ai tecnici del settore.
"In Regione si parla tanto di sicurezza ma si concretizza
poco, anche sul fronte degli ospedali. Aggressioni e violenze
verso gli operatori non sono registrate in maniera corretta e
puntuale", ha contestato il capogruppo Pd in Consiglio
regionale, Fabio Pizzul, presentando assieme alla consigliera
Carmela Rozza, alla segretaria metropolitana del Pd, Silvia
Roggiani, e alla responsabile del Dipartimento Salute e Welfare
del Pd Milano Metropolitana, Piera Landoni, il censimento sul
numero di aggressioni totali dal 2016. Sono 1.704, ma è
impossibile definire un trend per l'incompletezza dei dati. Da
quelli più completi, forniti da strutture come le Asst Santi
Paolo e Carlo, Nord Milano e Policlinico, si può dedurre che i
reparti più a rischio sono quelli di psichiatria e i pronto
soccorso, e sono in particolare gli infermieri le vittime di
aggressioni, soprattutto verbali ma anche fisiche, commesse
soprattutto dai pazienti ma in molti casi anche da parenti o
accompagnatori. "Non mi aspettavo la nullità dell'impegno della
maggioranza degli ospedali milanesi sul fenomeno - ha notato
Rozza, che ha potuto censire solo 120 casi nel 2016, 167 nel
2017 e 704 nel 2018 -. Nelle eccellenze lombarde mi attendevo la
stessa sensibilità trovata invece nel Policlinico e nella Asst
Lariana, che ci lavora dal 2007: a Como hanno aggredito il
fenomeno e gli episodi si stanno riducendo. Fino ad oggi ci sono
state solo raccomandazioni, adesso ci vuole una legge".
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