Nel biberon che era accanto al
corpo di Diana Pifferi, la bimba di quasi un anno e mezzo morta
di stenti dopo essere stata lasciata solo in casa per 6 giorni
dalla madre, non è stata trovata alcuna traccia di
benzodiazepine, ossia di tranquillanti. E' uno dei dati più
significativi emersi dalla perizia, effettuata con la formula
dell'incidente probatorio su richiesta dei difensori Solange
Marchignoli e Luca D'Auria, e disposta dal gip di Milano
Fabrizio Filice nell'inchiesta a carico di Alessia Piferri, la
madre in carcere dal 21 luglio per omicidio volontario
aggravato.
L'incidente probatorio, disposto nei mesi scorsi, è stato
effettuato sul biberon con del latte, che la madre aveva
lasciato, e su una bottiglietta d'acqua trovati nel letto di
fortuna della bambina ed era stato allargato anche alle analisi
nell'appartamento, su un pannolino, su un cuscino e sul
materasso. Da nessuna parte, come risulta dalla perizia, sono
state trovate tracce di tranquillanti, salvo ovviamente su una
boccetta di En (un tranquillante appunto) che si trovava nella
casa.
Dagli esiti della consulenza medico-legale, disposta dalla
Procura, e in particolare dall'esame del capello, erano emerse,
invece, tracce di benzodiazepine. I vicini avevano raccontato di
non aver mai sentito la piccola piangere in quei giorni. Tracce
di tranquillanti, però, non sono stati rinvenuti nel biberon. Si
può ipotizzare, dunque, anche una contaminazione involontaria, e
non una somministrazione diretta, che ha portato poi a rilevare
una certa quantità di benzodiazepine nelle analisi medico
legali.
Intanto, i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro nelle
prossime settimane, entro la fine di febbraio, chiederanno il
processo con rito immediato per la 37enne. Si andrà davanti alla
Corte d'Assise, perché la donna rischia la condanna
all'ergastolo.
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