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Bimba morta, nessuna traccia di tranquillanti sul biberon

Bimba morta, nessuna traccia di tranquillanti sul biberon

Perizia sul caso di Alessia Pifferi. Verso il processo per omicidio

MILANO, 25 gennaio 2023, 15:55

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nel biberon che era accanto al corpo di Diana Pifferi, la bimba di quasi un anno e mezzo morta di stenti dopo essere stata lasciata solo in casa per 6 giorni dalla madre, non è stata trovata alcuna traccia di benzodiazepine, ossia di tranquillanti. E' uno dei dati più significativi emersi dalla perizia, effettuata con la formula dell'incidente probatorio su richiesta dei difensori Solange Marchignoli e Luca D'Auria, e disposta dal gip di Milano Fabrizio Filice nell'inchiesta a carico di Alessia Piferri, la madre in carcere dal 21 luglio per omicidio volontario aggravato.
    L'incidente probatorio, disposto nei mesi scorsi, è stato effettuato sul biberon con del latte, che la madre aveva lasciato, e su una bottiglietta d'acqua trovati nel letto di fortuna della bambina ed era stato allargato anche alle analisi nell'appartamento, su un pannolino, su un cuscino e sul materasso. Da nessuna parte, come risulta dalla perizia, sono state trovate tracce di tranquillanti, salvo ovviamente su una boccetta di En (un tranquillante appunto) che si trovava nella casa.
    Dagli esiti della consulenza medico-legale, disposta dalla Procura, e in particolare dall'esame del capello, erano emerse, invece, tracce di benzodiazepine. I vicini avevano raccontato di non aver mai sentito la piccola piangere in quei giorni. Tracce di tranquillanti, però, non sono stati rinvenuti nel biberon. Si può ipotizzare, dunque, anche una contaminazione involontaria, e non una somministrazione diretta, che ha portato poi a rilevare una certa quantità di benzodiazepine nelle analisi medico legali.
    Intanto, i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro nelle prossime settimane, entro la fine di febbraio, chiederanno il processo con rito immediato per la 37enne. Si andrà davanti alla Corte d'Assise, perché la donna rischia la condanna all'ergastolo.
   

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