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Uccise la sorella, subito in aula agenti che arrestarono Scagni

Uccise la sorella, subito in aula agenti che arrestarono Scagni

Polemiche per la riduzione dei testimoni delle parti civili

GENOVA, 10 giugno 2023, 11:24

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 È iniziato ed è entrato subito nel vivo il processo in Corte d'Assise a Genova a carico di Alberto Scagni, il disoccupato che il primo maggio 2022 ha ucciso con 19 coltellate la sorella Alice sotto casa a Quinto. Oggi sono stati sentiti i primi agenti intervenuti subito dopo l'omicidio, i poliziotti che hanno visto il corpo della vittima, quelli che hanno fermato l'assassino subito dopo e chi entrò nella sua casa di via Balbi Piovera.
    "Scagni mentre era in questura - ha detto l'ispettore Massimo Fallone - sembrava in stato confusionale, gli facevano domande e non rispondeva. Così mi sono confrontato con il mio superiore e abbiamo deciso di procedere con la perquisizione". In casa gli agenti hanno trovato, tra le altre cose, numerose bottiglie vuote, dispositivi elettronici, un coltello sul divano e il fodero dell'arma usata contro la sorella.
    "Sui muri c'erano anche due scritte. Una diceva 'Ho superato qualsiasi cosa'". Gli altri testimoni hanno raccontato di quando sono arrivati sul posto e hanno trovato il corpo di Alice a terra con un vicino che le faceva il massaggio cardiaco e di quando hanno fermato il fratello poco distante con i vestiti sporchi di sangue.
    In aula erano presenti Antonella Zarri e Graziabno Scagni, i genitori della vittima e dell'assassino, e il marito di Alice, Gianluca Calzona, che sono poi stati allontanati secondo quanto previsto dal codice visto che dovranno testimoniare più avanti.
    Una decisione che ha lasciato perplessi gli Scagni: "Non è che sentendo quello che si dice in aula cambieremo posizione - ha detto Zarri -. Noi siamo qui per accertare la verità che è quella a cui ha diritto Antonella ma soprattutto il nostro nipotino Alessandro, perché ha diritto di sapere chi ha fatto e chi non ha fatto nulla".
    Il giudice Massimo Cusatti, che presiede la corte con sei giudici popolari di cui sei donne, ha snellito la lista testimoniale delle parti civili, in particolare quella dei genitori, spiegando che la parte civile ha un "ruolo vicario che si deve limitare al risarcimento e alla richiesta di condanna".
    Il giudice in pratica ha escluso tutti i medici che hanno valutato Scagni prima dell'omicidio, tutti i vicini di casa e gli ex avvocati e l'agente che ha risposto alla telefonata del primo maggio in cui il padre raccontava delle minacce rivolte a lui, alla figlia e al genero. Una decisione che non ha lasciato contento l'avvocato Fabio Anselmo, legale dei genitori. "L'interpretazione così rigorosa del ruolo della parte civile farebbe cancellare la storia di numerosissimi e importanti processi. Le parti civili hanno un ruolo importante anche nella ricerca della prova, può provare fatti diversi e arrivare ad altre accuse. Vedi cosa han fatto i familiari nel caso della strage di Bologna o in altre vicende. Questa interpretazione restrittiva cancellerebbe la storia giudiziaria di questo Paese".
   

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