(ANSA) - PERUGIA, 15 MAR - Renato Cortese e gli altri
poliziotti, tra cui Maurizio Improta, coinvolti nel processo per
le presunte irregolarità compiute nel rimpatrio di Alma
Shalabayeva nel maggio del 2013 avevano già "titoli per fare
carriera di ben più elevata consistenza e validi a prescindere
da eventuali avvicendamenti ai posti di comando del Ministero
dell'Interno" rispetto a una eventuale "fiche" ipoteticamente
legata alle presunte irregolarità compiute nel rimpatrio di Alma
Shalabayeva. Lo sottolinea la Corte d'appello di Perugia che ha
assolto lui e gli altri imputati dopo la condanna in primo grado
e controbattendo proprio a una delle argomentazioni alla base di
quella decisione.
"Ma è seriamente credibile - domanda provocatoriamente la
Corte nelle motivazioni - che il Cortese o altri, pensando a una
fiche da spendere in futuro e con l'ovvia incertezza di poterla
concretamente incassare, per ciò solo si resero disponibili a
commettere un vero e proprio campionario di nefandezze culminato
in un 'crimine di eccezionale gravità'?". (ANSA).
Per Corte ai poliziotti caso Shalabayeva non serviva una fiche
Per i giudici non è credibile che commisero tali nefandezze
