L'emozione di ricreare la visione
d'insieme di una maestosa opera pittorica visibile solo nel XVII
e XVIII secolo e poi quasi dimenticata, entrando 'fisicamente'
nel luogo che l'accolse e che venne irrimediabilmente distrutto
nel 1830. Ma anche l'occasione di poter comprendere come
funzionava il lavoro collettivo nella bottega di uno degli
artisti più importanti del '600. Apre il 17 novembre a Palazzo
Barberini la mostra "Annibale Carracci. Gli affreschi della
cappella Herrera", che per la prima volta riunisce il ciclo di
affreschi ideato dal celebre pittore per la decorazione della
cappella di famiglia del banchiere spagnolo Juan Enriquez de
Herrera nella Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a piazza
Navona.
Dopo le tappe al Museo del Prado a Madrid e al Museu Nacional
d'Art de Catalunya a Barcellona, la mostra (allestita fino al 5
febbraio) arriva ora a Roma, dove negli imponenti spazi di
Palazzo Barberini è stata fatta la scelta particolarmente
suggestiva di ricostruire una 'finta' cappella nelle uguali
proporzioni della Herrera: nel rispetto della sequenza
originaria del ciclo, il visitatore può oggi vedere finalmente
insieme i 16 affreschi (in origine erano 19, ma 3 sono andati
perduti) con la pala d'altare di Annibale Carracci, proveniente
dalla Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli.
Completano il percorso, a cura di Andrés Úbeda de los Cobos,
vicedirettore del Museo del Prado, una selezione di disegni e un
interessante video che approfondisce le vicende legate alla
Cappella Herrera e al ciclo di affreschi.
Gli affreschi, nonostante l'eccezionale valore, sono rimasti
pressoché sconosciuti per via del destino rocambolesco a cui
sono andati incontro. Quando nel XIX secolo la Cappella fu
smantellata, gli affreschi infatti vennero staccati e poi
portati con la pala d'altare nella chiesa di Santa Maria in
Monserrato degli Spagnoli: ma mentre la pala rimase lì, gli
affreschi, trasferiti su tela, vennero spediti in Spagna nel
1850, tra Barcellona e Madrid. Da lì iniziò un oblio lungo quasi
200 anni.
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