La campagna elettorale per il
ballottaggio di Roma inizia mentre ancora arrivano le preferenze
delle ultime sezioni. Il refrain, che viene ripetuto da più
parti, è che non ci saranno apparentamenti, ma nella sostanza le
indicazioni voto dei candidati esclusi dal primo turno, Carlo
Calenda e Virginia Raggi (o dei vertici del M5s), avranno un
peso nella battaglia finale per il Campidoglio. Il dem Roberto
Gualtieri, in corsa per il centrosinistra, guarda agli elettori
del Movimento anche in un'ottica di convergenze nazionali, ma
dice chiaramente di aspettarsi anche il sostegno di Carlo
Calenda: "Sarebbe strano il contrario". Ma il leader di Azione,
dopo aver incassato in perfetta solitudine il terzo posto nel
gradimento dei romani, alza l'asticella e ribatte: "Io non
appoggio Gualtieri", in caso "sarà una dichiarazione a titolo
personale", ma "non devono esserci i 5 stelle in giunta". Poi,
però, aggiunge: "Io non mi sento di destra, non ho mai votato
destra". Pur non essendo arrivato al ballottaggio Calenda, con
la sua unica lista (la più votata nella Capitale) ha incassato
una percentuale di consensi che sfiora il 20%, superando di poco
anche la sindaca uscente Virginia Raggi. Un bottino che ora può
far fruttare politicamente, tentando - per esempio - la funzione
di grimaldello per scardinare l'asse giallorosso. "Credo che al
netto di Roma sia arrivato il momento per il Pd di fare una
scelta riformista e abbandonare i 5S al loro destino", afferma.
La leader di FdI Giorgia Meloni scorta il candidato sindaco
del centrodestra Enrico Michetti: "Non ho bisogno di accollarmi
Michetti che è un professionista stimato e che può contare su di
me, ma credo anche sul resto del centrodestra: è un gioco di
squadra".
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