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Vaticano in crisi ancora su pedofilia e finanze
Scandalo abusi raggiunge S.Sede, ma nel caos finisce economia
CITTA' DEL VATICANO
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(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 30 GIU - E' come un'onda
carsica, che per un certo periodo se ne sta nascosta e silente,
ma poi riemerge con fragore e produce danni ingenti. Ancora una
volta a mettere in crisi il papato - in quello che può
considerarsi il momento più drammatico del pontificato di
Francesco - sono i due grandi 'nodi' problematici che da decenni
perseguitano la Chiesa e il Vaticano: da una parte, quasi una
nemesi storica, il riemergere dai decenni passati, quando nella
Chiesa non vigeva certo la "tolleranza zero" introdotta da
Ratzinger e riaffermata da Bergoglio, della piaga della
pedofilia che torna nuovamente e con accuse infamanti a chiedere
il conto di vecchi abusi; dall'altra, la gestione delle finanze,
la prima delle riforme varate da Francesco, che però dopo aver
molto stentato ad andare a pieno regime, ora, con le accuse di
pedofilia da cui deve difendersi il super-ministro degli affari
economici George Pell, finisce in pieno caos.
Il rinvio a giudizio del cardinale australiano Pell per abusi
sessuali e stupro, in merito a presunte molestie a minori quando
negli anni '70 era prete nella sua natia Ballarat, cade in un
momento già molto delicato per l'assetto dell'economia vaticana.
Appena dieci giorni fa, infatti, era stato rimosso con tre
anni d'anticipo sulla fine del mandato il primo "revisore
generale" messo a controllare i conti vaticani, Libero Milone,
voluto proprio da Pell e finito in un'indagine sui cui contorni
vige un impenetrabile riserbo. Allo stesso tempo, un altro
potente capo dicastero, il cardinale Domenico Calcagno,
presidente dell'Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede
apostolica), la "banca centrale" vaticana, titolare anche di
gran parte del patrimonio immobiliare della Santa Sede, è
proprio in questi giorni destinatario, tramite rogatoria
internazionale, dell'avviso di conclusione delle indagini quale
ex vescovo di Savona, indagato per malversazione ai danni dello
Stato su alcuni investimenti immobiliari da parte dell'Istituto
diocesano per il sostentamento del clero. Anche lui, quindi, già
protagonista di un "braccio di ferro" con Pell sulle competenze
dei rispettivi dicasteri (tanto che poi la Segreteria per
l'Economia fu ridimensionata con la gestione degli immobili
rimasta in capo all'Apsa) e poi anche sulla revisione contabile,
preso mira dalla giustizia del Paese d'origine, in questo caso
l'Italia. E mentre la Segreteria per l'Economia nata con la
riforma, dopo il "congedo" dato dal Papa al prefetto Pell per
difendersi nel processo che si aprirà a Melbourne il 18 luglio,
resta provvisoriamente affidata, "donec aliter provideatur",
cioè fino a nuova decisione, ai segretari Alfred Xuereb e Luigi
Mistò, sarà difficile vedervi nuovamente a capo il "rugbista"
australiano, già molto poco amato Oltretevere per il suo quasi
pregiudiziale conflitto con "gli italiani", essendo Pell già da
più di un anno oltre la soglia del pensionamento fissata ai 75
anni. Il futuro delle finanze vaticane, chi ne sarà a capo, la
stabilizzazione definitiva della riforma e delle nuove procedure
di trasparenza, al momento, sono grandi punti interrogativi.
E se anche con gli strascichi velenosi dello scandalo
pedofilia, che ora "mordono" proprio nel cuore della Santa Sede,
bisogna fare i conti in maniera più decisa, anche con processi
della Congregazione per la Dottrina della Fede più aperti alle
istanze e alle esigenze delle vittime (non sono state un caso le
recenti dimissioni della ex abusata irlandese Marie Collins
dalla Commissione papale anti-abusi), a rappresentare un punto
fermo, un bastione di stabilità in questa nuova tempesta che fa
tremare le mura vaticane resta saldamente la sola Segreteria di
Stato, con figure che godono della piena fiducia del Papa, il
cardinale segretario di Stato Pietro Parolin per la gestione dei
delicatissimi dossier internazionali e il sostituto monsignor
Angelo Becciu per gli affari interni. (ANSA).