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E' morto il giornalista Gianni Bisiach: 'Voglio essere ricordato come un buon italiano'

E' morto il giornalista Gianni Bisiach: 'Voglio essere ricordato come un buon italiano'

Nella lunga attività tante inchieste e 'Un minuto di storia'. Sangiuliano: 'Con Bisiach scompare un protagonista della cultura del Novecento'

ROMA, 20 novembre 2022, 17:51

Redazione ANSA

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Gianni Bisiach - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gianni Bisiach - RIPRODUZIONE RISERVATA
Gianni Bisiach - RIPRODUZIONE RISERVATA

E' morto all'alba a Roma, all'età di 95 anni, Gianni Bisiach, giornalista, scrittore, autore di importanti inchieste e speciali di storia per la Rai, in particolare per Tv7 e per il Tg1 per cui ha curato per anni la rubrica di grande successo Un minuto di storia.

Bisiach era ricoverato da tempo in una Rsa. A confermare la notizia, interpellato dall'ANSA, è l'avvocato Giorgio Assumma, suo amico di lunga data. Il giornalista sarà seppellito a Gorizia, dove era nato il 7 maggio 1927. "Una delle ultime volte in cui l'ho sentito, Gianni Bisiach, sentendo la fine ormai vicina, mi disse che avrebbe voluto essere ricordato come un buon italiano, che aveva servito la patria con assoluta dedizione". Così l'avvocato Giorgio Assumma ricorda lo storico giornalista della Rai. Una sorta di testamento spirituale, che Assumma oggi condivide in omaggio all'amico scomparso: "'Ringrazio il Signore - mi disse ancora Bisiach - per avermi dato tante opportunità nella vita e rivolgo un pensiero ai tanti amici che mi hanno accompagnato nella mia esistenza'".

"Sono profondamente rattristato per la scomparsa di Gianni Bisiach, uno dei protagonisti della storia del giornalismo italiano del secondo Novecento che ha dato molto alla RAI e più in generale alla televisione nazionale. Ero legato a lui da sincera amicizia in un rapporto personale al quale devo molto. Esprimo sincero cordoglio a nome mio e del governo per questo grave lutto che colpisce il mondo della cultura". Così il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo aver appreso dalle agenzie della morte di Gianni Bisiach.

"Mi unisco al cordoglio per la scomparsa di Gianni Bisiach. Grande giornalista e conoscitore della storia, i suoi programmi culturali sono entrati nelle case di tutti gli italiani. Un abbraccio a tutta la famiglia Rai per questa dolorosa perdita". Lo scrive il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un tweet.

"Era una persona straordinaria, come tutta la sua vita. Un grande, grandissimo goriziano. Gianni Bisiach non c'è più. Se n'è andato, alla bella età di 95 anni, gran parte dei quali vissuti alla ricerca del mondo, direi dell'uomo, in ogni suo aspetto, in ogni suo segmento raccontandolo in modo magistrale e spesso contribuendo a cambiarlo in meglio. Gli telefonavo ad ogni compleanno per fargli gli auguri ed era sempre un grande piacere. Ciao Gianni, fai buon viaggio". È il saluto del sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, a Gianni Bisiach, affidato a una nota.

Ziberna ricorda che nel 2011 gli era stato conferito il Premio Patroni "Città di Gorizia" e che molti lo conoscono come un grande giornalista, ma è stato anche scrittore, medico, conduttore radiofonico e televisivo e regista e che aveva conseguito "due lauree in medicina con il massimo dei voti, una delle quali in Africa, spaziando in varie specialità e lavorando con i più grandi luminari dell'epoca fra cui Franco Basaglia" e coltivando "una sua grande e precoce passione il cinema, collaborando con mostri sacri come Cesare Zavattini, Michelangelo Antonioni e Roberto Rossellini. Nel 1969 realizza il film I due Kennedy, prodotto da Angelo Rizzoli e Alfredo Bini e insignito del Premio Spoleto Cinema 1970 a pari merito con Luchino Visconti (La caduta degli dei) e Federico Fellini (Fellini Satyricon)". Ziberna ricorda ancora che "nel 1978 Saddam Hussein, vicepresidente della Repubblica dell'Iraq, lo invitò a Baghdad per il Festival del Film antimperialista, con una delegazione formata da Sergio Amidei (sceneggiatore del film Roma città aperta), il regista Ettore Scola e Gina Lollobrigida. Saddam Hussein accompagnò Bisiach a visitare il Paese (Babilonia, Bassora) e gli assegnò il premio per il film I due Kennedy". Infine, nel 1965 realizzò l'inchiesta "La pena di morte nel mondo" con la collaborazione di Robert Kennedy: "salverà dalla camera a gas di San Quintino il condannato a morte Dovie Carl Mathis, fornendogli i mezzi per un'efficace difesa".

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