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Marras trasforma il Museo etnografico di Sassari in atelier

Sardegna

Marras trasforma il Museo etnografico di Sassari in atelier

Ha aperto i battenti l'originale mostra curata dallo stilista

SASSARI, 18 giugno 2021, 17:48

di Gian Mario Sias

ANSACheck

Ha aperto i battenti l 'originale mostra curata dallo stilista - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ha aperto i battenti l 'originale mostra curata dallo stilista - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ha aperto i battenti l 'originale mostra curata dallo stilista - RIPRODUZIONE RISERVATA

SASSARI - Il museo come un atelier di alta moda, il patrimonio etnografico come una collezione che omaggia l'identità e strizza l'occhio alla contemporaneità, l'archeologia che prende vita tra abiti e tracce sparse di quotidianità. È il leitmotiv di "Sulle tracce di Clemente", la mostra con cui il 18 giugno ha riaperto i battenti il Museo nazionale archeologico ed etnografico "Giovanni Antonio Sanna" di Sassari. Allestita nel Padiglione Clemente dallo stilista algherese Antonio Marras, la mostra sarà visitabile fino al 18 giugno 2022.

"Sulle tracce di Clemente" è stata presentata da Francesco Muscolino, che dal mese scorso dirige l'Ufficio del ministero della Cultura che gestisce e valorizza i musei statali in Sardegna, Elisabetta Grassi, direttrice del museo sassarese, Salvatore Rubino, vicepresidente della Fondazione di Sardegna, dal curatore Antonio Marras e da Geppi Cucciari, madrina dell'evento. La missione affidata a Marras con coraggio visionario dai vertici del sistema museale è quella di levare la polvere al concetto stesso di museo e di mostra. Risultato: il materiale donato nel 1947 da Gavino Clemente, ebanista sassarese, direttore artistico della falegnameria di famiglia e mecenate, diventa una collezione di rara bellezza e contemporaneità, modelli pret-a-porter di fogge e colori eleganti, modernissimi, sorprendenti. Il lavoro di squadra coordinato da Marras e dalla moglie Patrizia Sardo coglie nel segno e colpisce per originalità senza apparire inadeguato al contesto e alla missione di valorizzare, promuovere e raccontare la Sardegna e la sua storia. "Questa mostra riesce a combinare in modo unico le due anime del museo Sanna, archeologica ed etnografica", afferma Muscolino.

"È una grande emozione - commenta Elisabetta Grassi - riaprire con questo evento dopo la chiusura del 2018". "Il fatto che la chiusura sia stata prolungata dalla pandemia attribuisce all'evento un significato simbolico ulteriore", aggiunge ricordando che quella del "Sanna" è "la più antica e ricca collezione etnografica dell'isola". Per Salvatore Rubino con l'allestimento di Marras e la riapertura del museo "si respira aria nuova, si guarda finalmente avanti". Ammettendo simpaticamente di essere stata catapultata a Sassari dall'amichevole insistenza di Antonio Marras, Geppi Cucciari sottolinea che "così si celebra il territorio, ma si celebra anche una ripartenza con la speranza che coinvolga anche il mondo artistico e culturale, vero patrimonio dell'Isola". Per Antonio Marras "il costume sardo affascina per la straordinaria varietà, per gli elementi strutturali, decorativi, cromatici e per il suo significato di identificazione etnica". Ecco perché "di fronte al pericolo avvertito di una temuta globalità omologante - chiosa - si fa strada la volontà di salvaguardare la propria identità e valorizzare la diversità come fattore di ricchezza e patrimonio da custodire".
   

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