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La Triennale celebra Aymonino con 'Fedeltà al tradimento'

Retrospettiva svela l'architetto, l'artista, l'uomo appassionato

Redazione ANSA MILANO

MILANO - La Triennale di Milano chiude una sorta di sua trilogia dedicata agli architetti italiani, maestri della seconda metà del Novecento, con una mostra dedicata al lavoro di Carlo Aymonino (1926-2010), dal titolo 'Fedeltà al tradimento' che sarà aperta dal 14 maggio al 22 agosto 2021. Dopo Enzo Mari e Vico Magistretti, dunque, i visitatori potranno scoprire il lavoro progettuale, la vita, le passioni, i quadri di uno dei protagonisti dell'architettura italiana, attraverso materiali d'archivio, progetti, dipinti, testi, fotografie e interviste.

La mostra è stata ideata dalle figlie Livia e Silvia Aymonino ed è curata da Manuel Orazi. "Io parlo di lui come di un architetto potente - ha detto il presidente di Triennale, Stefano Boeri - , questo termine significa una costante oscillazione e vibrazione tra la grande capacità e disciplina analitica e una passione, anche eccessiva, che si manifesta in una espressività del linguaggio. Aymonino è stata un grande appassionato e frequentatore di città del mondo ma anche un costruttore di reti locali nelle città".

In mostra, grazie all'allestimento particolare e quasi onirico di Federica Parolini, si entra davvero nel mondo dell'architetto Aymonino ma anche dell'uomo con le sue passioni per la pittura, per la politica. Forte il suo legame con alcune città italiane: Roma, Venezia, Milano, Pesaro, Matera, luoghi in cui ha lasciato un segno preciso e inconfondibile soprattutto nelle periferie, come testimoniano le sue opere nei quartieri Gallaratese a Milano e Spine Bianche a Matera, per citare gli esempi più celebri. "Il mondo dell'architettura ha colpevolmente sottovalutato Aymonino. Studiare la sua figura è invece un'opportunità preziosa", come ha sottolineato Lorenza Baroncelli, Direttore artistico di Triennale Milano.

Oltre ai progetti, in mostra sono esposti materiali e documenti provenienti dal lato più intimo e biografico di Aymonino, come gli album rossi che per molti anni l'architetto ha disegnato e riempito di aneddoti insieme con la sua famiglia, producendo un'opera collettiva.

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