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Nu-shu, una carezza per le donne alla riapertura dell'Arco di Giano

Il 28/10 l'action di Raffaele Curi alla cancellata del monumento

Redazione ANSA ROMA

ROMA - Un atto di denuncia dei meccanismi culturali che sfociano nel femminicidio, ma soprattutto una "carezza per le donne" in un contesto in cui l'arte antica dialoga con i temi del contemporaneo: in occasione della riapertura a Roma dopo 28 anni dell'Arco di Giano, il 28 ottobre Raffaele Curi sarà protagonista di "Nu-shu Le parole perdute delle donne", action in 9 minuti che si svolgerà sulla cancellata del monumento alle 21.15 e alle 21.45. L'esperimento, presentato dalla Fondazione Alda Fendi - Esperimenti con con la Soprintendenza speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, mette al centro i temi della presa di parola e dell'autodeterminazione delle donne rievocando il Nu-shu, l'unica lingua al mondo esclusivamente femminile, un idioma segreto sviluppato in Cina tanto tempo fa dalle donne del popolo Yao, nella provincia dello Hunan, e da loro gelosamente custodito e tramandato per generazioni, con lo scopo di non farsi comprendere dagli uomini. In una scena movimentata unicamente da un uomo, il pubblico vedrà settanta sontuosi kimono nuziali in seta bianca, frutto di una lunga ricerca condotta in Cina da Alda Fendi, a rappresentare le storie di altrettante donne, chiamate da Raffaele Curi a svelare il loro volto e la forza della loro voce sulle note dell'aria "Je veux vivre dans le rêve" tratta da "Romeo et Juliette" di Charles Gounod, nella versione del soprano Nadine Sierra. La partecipazione all'action è gratuita, nel rispetto della normativa anti-covid. 
   

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