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Lo sguardo poliedrico e giocoso di Savinio

Lo sguardo poliedrico e giocoso di Savinio

A Palazzo Altemps 90 opere tra realtà e immaginazione

ROMA, 14 febbraio 2021, 15:08

Redazione ANSA

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(di Luciano Fioramonti) Un fulmine rosso, scintilla creatrice che punta dritto alla luna, e un aquilone, chiaro invito a lasciare la mente libera di volare. Tra i temi di questi due quadri che aprono e chiudono il percorso, una novantina di opere raccontano il segno affascinante di Alberto Savinio tra i capolavori della statuaria classica di Palazzo Altemps. La mostra 'Savinio, incanto e mito', che il Museo Nazionale Romano gli dedica fino al 13 giugno, apre le porte di un mondo suggestivo popolato di segni variopinti, architetture, forme oniriche miscelati dalla mente di un pittore che fu anche musicista, letterato, scenografo, critico. ''Ho voluto innanzitutto mostrare il lato giocoso di Savinio - spiega Ester Coen, la curatrice -. Ho allestito una galleria piena di giocattoli effervescenti, di colori e di allegria di cui abbiamo tanto bisogno in questo momento storico. E poi mostrare le diverse declinazioni di Savinio, figura poliedrica, eclettica, un artista totale''. L' omaggio colma una assenza che a Roma durava dal 1978, dalla grande retrospettiva al Palazzo delle Esposizioni. I motivi? ''Forse distrazione o forse la maggiore attenzione al fratello Giorgio'', ipotizza Coen. Certo, Alberto Savinio (Andrea De Chirico, 1891-1952) ha dovuto fare i conti con l' ombra creata dal maestro della pittura metafisica.
    ''Credo sia stata più colpa della critica - osserva la curatrice -. Savinio comincia a dipingere molto più tardi, nel 1925-1926, mentre i primi veri quadri di De Chirico sono del 1908. E' anche interessante vedere come nelle sue lettere De Chirico guidi Savinio nella scelta cromatica, nell'accostamento dei colori, nelle indicazioni sulla tecnica. Savinio ha una dimensione più sfaccettata, è un artista forse molto più colto del fratello che ha una magia indubbiamente diversa. Ma ha saputo emanciparsi dalla sua influenza''.
    Dipinti, disegni e bozzetti, provenienti da collezioni private e da istituzioni pubbliche, si snodano negli ambienti di Palazzo Altemps secondo un criterio studiato con cura, seguendo un gioco di assonanze e rimandi tra i soggetti delle tele e i marmi della collezione. Di grande impatto è la sala dei giocattoli, nella quale le tele multicolori dialogano con le tracce del passato. Tra le opere di maggior rilievo, colpiscono le architetture filiformi di L'Ile de charmes, il grande dipinto realizzato nel 1928 per la casa parigina di Léonce Rosenberg, gallerista dei due fratelli artisti, che aveva chiamato a raccolta i pittori più famosi del momento - Francis Picabia, Fernand Léger, Max Ernst, Gino Severini - per questa grande impresa di decorazione che fu poi smantellata con la crisi del 1929. E poi l' enorme fondale di scena per i Racconti di Hoffmann di Jacques Offenbach (1949) nella sala della statua meravigliosa del Galata suicida. I lavori esposti - con un focus tra il 1925 e il 1931, in particolare sugli anni trascorsi a Parigi dall'artista, e un capitolo sulle ultime produzioni - mettono in luce una poetica che coniuga antico e moderno, estetica e ironia, memoria e fantasia in un'ottica globale di grande attualità. La particolarità dello sguardo di Savinio, rileva la curatrice, si basa sull'idea che l'arte sia una "forma di materializzazione dell'anima, del temperamento, del sentimento", che sprigioni dalla compressione della materia, come polvere da sparo, che esploda facendo emergere "la sostanza lirica delle cose". Sulla tela, l'artista "genera quel caleidoscopico spettacolo come chimerica apparizione di universi capricciosi e perturbanti. Un clamoroso fuoco d'artificio frizzante, euforico, scintillante e brioso che schizza e incide note, parole e colori con esuberanza impetuosa ed effusiva creando scompiglio e mescolando registri in una dimensione altamente polifonica". Un volume edito da Electa, accompagna l' esposizione descrivendo l' autore in modo enciclopedico in 107 voci affidate a 31 autori.
    ''Da questa mostra - puntualizza Ester Coen - Savinio esce come un grandissimo pittore, uno degli artisti più importanti del Novecento che ha aperto la strada a molte tendenze della seconda metà del secolo. Una figura di fortissima attualità che apre al futuro, che ha un sguardo e una visione che va al di là della realtà. Io penso che la critica abbia ancora ancora qualche debito da saldare con lui e spero che anche attraverso questo nostro contributo si possa arrivare a ricollocarlo nella giusta prospettiva''.
   

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