(di Luciano Fioramonti)
Le nature morte affascinanti, la cura
maniacale nel rendere tessuti e colori appresa lavorando per
anni con il padre miniaturista e incisore, l' attenzione al
dettaglio come le finestre riflesse nelle lenti tonde degli
occhiali tenuti in una mano dallo storico Paolo Morigia,
ritratto tra il 1592 e il 1595. Abbraccia l' intero spettro di
temi della produzione pittorica di Fede Galizia la prima mostra
monografica, a cura di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa,
dedicata fino al 25 ottobre al Castello del Buonconsiglio di
Trento all' artista che tra la fine del Cinquecento e i primi
decenni del Seicento seppe crearsi spazio e fama nella cerchia
della grande committenza tanto che alcuni suoi dipinti furono
richiesti dalla corte di Rodolfo II d' Asburgo grazie alla
mediazione di Giuseppe Arcimboldi. Con Sofonisba Anguissola e
Artemisia Gentileschi la pittrice di origine trentina - non è
chiaro se sia nata a Trento o a Milano, dove il padre Nunzio si
trasferì verso la metà del 1570 - si pone tra le poche artiste
in grado di lasciare il segno nel mondo dell' arte dell' epoca.
Il suo nome di battesimo, segno chiaro di scelta di campo nell'
'Europa della Controriforma, spicca sulla lama dell' arma usata
da Giuditta per decapitare Oloferne, in una delle sue opere più
famose, del 1596, che arriva dal Riesling Museum of Art di
Sarasota. Fede Galizia morì di peste a Milano nel 1630.
Gli studi novecenteschi, soprattutto italiani ma non solo,
hanno dato risalto particolare alla sua attività come autrice di
nature morte, alle origini del genere di cui Caravaggio fu
maestro straordinario. La mostra, aperta finalmente dopo i
rinvii causati dall' emergenza Covid, è l' occasione per
celebrare la ''mirabile pittoressa'' e rileggere il suo percorso
attraverso i ritratti, richiesti in sedi importanti a Napoli
come a Montecarlo. Nel selezionare le opere e mettendole a
confronto con quelle di altri importanti autori dell' epoca, i
curatori hanno puntato a chiarire perche Galizia piacesse tanto,
quali furono le ragioni del suo successo e quanto abbia influito
il suo essere donna. Dipinti, disegni, incisioni, medaglie e
libri antichi… Tra i circa ottanta lavori esposti, oltre a
quelli di Fede Galizia, Plautilla Nelli, Sofonisba Anguissola,
Lavinia Fontana e Barbara Longhi, figurano quelli di Arcimboldi,
Bartholomeus Spranger, Giovanni Ambrogio Figino, Jan Brueghel e
Daniele Crespi, provenienti dai più importanti musei italiani,
come la Pinacoteca di Brera e il Castello Sforzesco di Milano,
gli Uffizi di Firenze, l'Accademia Carrara di Bergamo, Palazzo
Rosso di Genova, la Fondazione Cini di Venezia, la Galleria
Borghese di Roma, oltre ad alcuni prestiti internazionali - dal
Muzeum Narodowe di Varsavia, dal Ringling Museum of Art di
Sarasota, dal Palacio Real de la Granja di San Ildefonso - e da
collezionisti privati.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA