Un progetto messo a punto con la
previsione di ogni rischio di intralcio, iniziato nel 2013,
completato nel 2015; poi il cantiere partito a gennaio 2016 che
ha tenuto conto delle interruzioni, con conseguente messa in
sicurezza, per consentire in agosto il regolare svolgimento
della Perdonanza celestiniana, infine la consegna, agli aquilani
e al mondo, nel dicembre 2017: il restauro della Basilica di
S.Maria di Collemaggio, la 'casa' della Perdonanza, è molto più
che un intervento concreto sul luogo simbolo di una città. Il
riconoscimento al restauro di Collemaggio nella categoria
"Conservazione" degli Heritage Awards/Europa Nostra Awards 2020,
"ha colto il valore simbolico del lavoro e della partecipazione
di un'intera comunità" dice all'ANSA Alessandra Vittorini,
ancora per pochi giorni Soprintendente Archeologia Belle Arti e
Paesaggio per L'Aquila e Cratere. "Per me parlare di questo
intervento è anche tracciare un bilancio dei miei anni
all'Aquila. Nel restauro sono state coinvolte persone che da 40
anni lavorano qui, conoscono ferite e vecchi restauri
dell'edificio. Abbiamo avuto anche funzionari che ci hanno
affiancato un altro anno dopo la pensione".
Nel dossier di candidatura, spiega Vittorini, abbiamo
sottolineato "il valore della perdita e della restituzione di un
bene in un contesto generale di ricostruzione. Collemaggio è una
delle 5 chiese scoperchiate dal terremoto del 2009 sul
territorio dell'Aquila. Eravamo impegnati a tutto campo anche
sulle altre chiese, ma qui abbiamo dovuto tener conto che, per
poter celebrare la Perdonanza, ogni volta si doveva aprire un
cantiere a migliaia di fedeli. Nel cronoprogramma i lavori sono
stati delineati in base a queste interruzioni e ciò fa parte
della complessità progettuale". Il primo intervento di messa in
sicurezza, ricorda Vittorini, fu fatto "dall'allora gestione
commissariale subito dopo il sisma del 2009". La basilica fu
coperta è tornò in uso già a Natale 2009, consentendo di non
interrompere mai la Perdonanza. E la continuità fra
celebrazione, comunità, valore simbolico e il contenitore,
seppur devastato, "si è mantenuta per tutto il periodo della
ricostruzione, pensiamo alle tante foto di matrimoni celebrati
nella basilica puntellata".
Nelle motivazioni del riconoscimento, tra i meriti del
progetto quello di essere "stato effettuato con una base
scientifica esemplare relativa alla vulnerabilità sismica
dell'edificio". Ricorda Vittorini che il restauro in corso
superò i terremoti del 2016, di Amatrice e di Norcia, un vero
'stress test' a seguito del quale nessun monumento restaurato ha
subito danni.
"Questo restauro ha preso un premio che virtualmente va dato
anche a moltissimi altri interventi - dice Vittorini - Quello
della basilica di Collemaggio è stato un percorso virtuoso, ci
sono stati percorsi più accidentati, ma altrettanto di qualità.
Grazie al gruppo Eni che ha finanziato interamente il progetto,
alle tre università coinvolte ("Sapienza" di Roma, Politecnico
di Milano e Università degli studi dell'Aquila) e a maestranze e
tecnici tutti italiani, è stato possibile concludere i lavori in
soli due anni. Sono emersi appartenenza, coesione, restituzione
di un luogo culturale, valori trainanti che nessun altro
provvedimento di sostegno economico può sostituire".
Sostegno che per L'Aquila è stato particolarmente importante.
"Il centro storico è costituito per il 70% di beni vincolati. E
quando si deve intervenire su beni privati occorre esaminare,
approvare e validare il costo economico del contributo statale.
Fino al 2016, quando poi sono cambiate le regole - spiega ancora
Vittorini - abbiamo messo la firma su contribuiti pubblici
erogati per un miliardo di euro per interventi di restauro
storico architettonico e storico artistico".
La grande passione di quanti hanno partecipato al recupero
della Basilica per Vittorini è stata fondamentale a dare un
impulso decisivo ai lavori. "In tutto questo - conclude - sono
il portavoce di una squadra e qui ho trovato una squadra
fantastica".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA