Dal controllo della temperatura in
appassimento alla riscoperta del corvinone come vitigno
resiliente, fino alla scelta della pergola per proteggere gli
acini da un irraggiamento solare eccessivo e all'anticipazione
dei tempi di pigiatura per Amarone e Recioto. Sono solo alcune
delle risposte della Valpolicella ai cambiamenti climatici, tema
che, insieme alle tendenze di consumo, incrocerà in maniera
trasversale la Valpolicella Annual Conference in programma il 26
e 27 febbraio. Una discussione anche attraverso i calici e oltre
i confini per mettere a fuoco le strategie della denominazione,
già in parte messe in atto con le modifiche al disciplinare di
Amarone e Ripasso del 2019, in reazione ai cambiamenti climatici
e alle fluttuazioni dei mercati. Cento gli stakeholder
coinvolti, di cui 80 esteri, tra operatori del trade, esperti,
Master of wine e stampa specializzata, in connessione da 25
Paesi target: dagli Emirati Arabi a Hong Kong, dalla Russia agli
Stati Uniti, dal Giappone alla Germania. Ad attenderli, 1200 i
campioni di vino in degustazione, tra Amarone, Valpolicella e
Ripasso (4 referenze per ciascun vino per ogni partecipante).
Sono quasi 8.400 gli ettari vitati nei 19 comuni della Doc
veronese Valpolicella, per la quale il Consorzio vanta oltre
l'80% della rappresentatività. Nella provincia leader in Italia
per export di vino, sono 2.273 i produttori di uve e 272 le
aziende imbottigliatrici. Nel 2019 sono state prodotte circa 64
milioni di bottiglie, il giro d'affari medio complessivo è di
circa 600 milioni di euro annui di cui 350 milioni stimati solo
per l'Amarone.
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