Chiude Slow Fish 2021 con un
appello al governo: è urgente approvare la legge SalvaMare, i
rifiuti portati a terra dai pescatori non devono essere
considerati "speciali". Il Mediterraneo affoga sommerso dai
rifiuti, i pescatori potrebbero e vorrebbero fare la loro parte
ma non possono, perché i rifiuti pescati accidentalmente o
generati dall'attività di pesca sono considerati "speciali" e
soggetti a una procedura di raccolta e trattamento complessa e
onerosa che scoraggerebbe chiunque. Ed è proprio questo
l'appello che lancia Slow Food nel giorno di chiusura della
decima edizione di Slow Fish. "Urge una soluzione immediata al
problema e potrebbe essere la tanto attesa Legge SalvaMare, che
prevede la possibilità di conferire i rifiuti accidentalmente
pescati in mare e i rifiuti volontariamente raccolti in ambiente
marino in apposite strutture di raccolta, anche temporanee,
allestite in prossimità degli ormeggi. Gli operatori della
piccola pesca possono dare un grande contributo" dice Marco
Dadamo, biologo marino ed esponente dell'advisory board di Slow
Fish. Una legge che andrebbe nella direzione della direttiva Ue
2018/851 che intende agevolare gli strumenti per fermare la
dispersione dei rifiuti in mare.
In questo ambito sono state protagoniste a Slow Fish alcune
esperienze per ridurre i rifiuti in mare e quelli derivanti
dall'attività di itticoltura. È della Liguria una delle
esperienze più rincuoranti di recupero dei rifiuti della pesca e
di riutilizzo dei materiali organici, il progetto Prisma Med ha
permesso la realizzazione di cinque ecoisole, due in Liguria (a
Genova e La Spezia), due in Sardegna e una in Toscana e
coinvolge anche la Corsica. I rappresentanti dell'Area marina
protetta la Gaiola, ospitati da Slow Food Campania, hanno
raccontato il progetto arrestalereste che vuole mettere in
contatto mitilicoltori dell'area Flegrea e del Golfo di Napoli
con aziende locali in grado di riciclare i retini in materiale
plastico utilizzati negli allevamenti di mitili.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA