L'allevatore, ricostruisce l'associazione di categoria, intanto rischia di perdere il lavoro di una vita: negli ultimi 10 anni è stato prima costretto a chiudere l'allevamento di pecore di famiglia dopo erano state uccise da continui assalti di lupi della zona di Palazzone ai San Casciano Bagni (Siena) e ora rischia di perdere pure il secondo, di bovini.
"A fine ottobre - racconta lo stesso Mori - ho dichiarato alla stampa che avrei dato una ricompensa di 3.000 euro a chi avesse catturato un lupo. Si trattava soltanto di una provocazione, invece mi sono ritrovato con una denuncia penale.
Il mio obiettivo era riportare la questione all'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni, perché non è possibile avere ogni anno una perdita del 15 o 20 per cento dei nuovi nati perché mangiati da un lupo. È una totale assurdità".
"Nel 2013 abbiamo chiuso il primo allevamento - prosegue - perché i lupi avevano eliminato anche le ultime 70 pecore rimaste, e siamo andati avanti soltanto con quello di mucca chianina. Nel 2015, invece, ci siamo accorti della prima uccisione di una nostra vacca. Ecco, da quel giorno a oggi abbiamo perso, ufficialmente, 24 vitelli e tre vacche, oltre a tutti quelli che sono spariti. Solo nel 2021, ad esempio, sono stati 12 i vitelli che non abbiamo più ritrovato". Così, esasperato dagli attacchi di lupi, ha annunciato la 'taglia'.
"Un tempo - spiega ancora Mori - venivamo ascoltati. C'era dialogo con la Regione e io stesso sono stati invitato a qualche incontro con funzionari ed esperti del settore, mentre quello che percepisco adesso è assoluta indifferenza. Il lupo è protetto dalla direttiva 'habitat' alla quale, però, diversi Paesi europei hanno concesso deroghe per venire incontro agli allevatori. Io ho provato a riportare l'attenzione su questo problema, seppur con una provocazione, e ne ho risposto personalmente. La verità è non è più possibile sostenere danni economici così rilevanti". "Due misure che suggeriamo - conclude - sono prima di tutto rendere compatibile, come succede altro, la popolazione di questi animali con le attività economiche presenti, procedendo con abbattimenti mirati e controllati. Poi, in caso di danno, servirebbero risarcimenti, e non indennizzi, congrui e nei tempi più rapidi possibile".
"A Mario Mori esprimo la mia totale solidarietà - afferma Ritano Baragli, vicepresidente di Fedagripesca - Confcooperative Toscana -. Serve una maggiore tutela nei confronti degli allevatori e degli altri professionisti del settore. La violenza sommaria non può certo rappresentare una contromisura efficace al problema, né quello era l'intento di Mario. Ma resta il fatto che è necessario trovare una soluzione a una condizione che causa danni enormi, peraltro in un momento storico in cui le cose sono rese molto difficili dal Covid. E adesso, oltre alle perdite subite in questi anni, dovrà pure pagarsi un avvocato".
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