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Risolto il mistero delle violente esplosioni delle ipernovae

Risolto il mistero delle violente esplosioni delle ipernovae

La firma è negli elementi pesanti di un’antica stella della Via Lattea

08 luglio 2021, 13:32

Redazione ANSA

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Raffigurazione di una ipernova, una violenta esplosione stellare circa 10 volte superiore a quella di una supernova. (fonte: ESO) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Raffigurazione di una ipernova, una violenta esplosione stellare circa 10 volte superiore a quella di una supernova. (fonte: ESO) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Raffigurazione di una ipernova, una violenta esplosione stellare circa 10 volte superiore a quella di una supernova. (fonte: ESO) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Risolto il mistero di una delle più violente esplosioni stellari, 10 volte più potenti di una supernova, quello di una ipernova esplosa nella Via Lattea circa 13 miliardi di anni fa. Gli indzi che hanno aiutato a risolverlo sono nell'insolita concentrazione di elementi pesanti, come zinco e uranio, in una primitiva stella della nostra galassia. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Nature e coordinato da David Yong, Gary Da Costa e Chiaki Kobayashi, di Astro 3D (ARC Centre of Excellence for All Sky Astrophysics in 3 Dimensions), presso l'Università Nazionale Australiana.

Tra gli autori della ricerca anche l'italiana Anna Fabiola Marino, dell'Osservatorio di Arcetri (Firenze) dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Per gli esperti, si tratta di uno studio importante, che rivela un nuovo percorso per la formazione di elementi pesanti nell'universo bambino. Utilizzando i dati dell'Osservatorio australiano di Siding Spring e dal Very Large Telescope (Vlt) dell'Osservatorio Europeo Meridionale (Eso), i ricercatori hanno studiato una stella molto antica vicina alla costellazione dell'Aquila, a circa 7.500 anni luce dal Sole, nome in codice 'SMSS J200322.54-114203.3'.

Una strana stella, nella quale l'insolita presenza di alcuni elementi pesanti, non confrontabile con quella di stelle simili, non sarebbe legata, alla fusione tra stelle di neutroni, come ipotizzato finora, ma alla violenta esplosione di una stella collassata su se stessa, amplificata dalla sua rotazione e da un intenso campo magnetico: l'esplosione di una ipernova. "La stella che abbiamo osservato - ha detto Yong - si è formata da una zuppa chimica che conteneva i resti di questo tipo di ipernova. Si tratta - aggiunge - di una stella con un rapporto tra ferro e idrogeno circa 3.000 volte inferiore rispetto a quello presente nel Sole. Questo indica che è si tratta di una stella molto rara. A renderla ancora più rara - conclude Yong - è proprio il fatto che contenga quantità molto maggiori del previsto di alcuni elementi pesanti".

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