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Il campo magnetico del Sole ha plasmato il cuore di Mercurio

Il campo magnetico del Sole ha plasmato il cuore di Mercurio

Attraendo il ferro per formarne i nuclei

07 luglio 2021, 13:32

Redazione ANSA

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Mercurio visto dalla Nasa. (fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mercurio visto dalla Nasa. (fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mercurio visto dalla Nasa. (fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L’attività magnetica del Sole ha influenzato la formazione dei pianeti rocciosi, plasmandone la struttura interna, a partire dal grande nucleo di ferro di Mercurio, il pianeta più interno del Sistema solare e quindi maggiormente condizionato dalla nostra stella.

Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Progress in Earth and Planetary Science dai ricercatori dell’Università americana del Maryland, coordinati dal geologo William McDonough, e dell’Università del Tohoku giapponese, guidati da Takashi Yoshizaki.

La ricerca è basata su un modello al computer sviluppato dagli stessi autori, in base al quale la densità, la massa e il contenuto di ferro del nucleo di un pianeta roccioso sono influenzati dalla sua distanza dal Sole. Secondo i ricercatori, durante la formazione dei pianeti il campo magnetico del Sole avrebbe, infatti, attirato il ferro verso il centro del Sistema solare. Questo aspetto, precisano gli esperti, spiegherebbe perché Mercurio, che è il pianeta più vicino al Sole, ha un nucleo di ferro più grande e più denso rispetto ai suoi strati esterni, in confronto agli altri pianeti rocciosi come la Terra e Marte. Quando i pianeti del Sistema solare hanno iniziato a formarsi da ammassi della nube di polveri e gas intorno al giovane Sole, quelli più vicini alla stella avrebbero, infatti, incorporato più ferro nei loro nuclei rispetto ai più lontani.

Lo studio contraddice una precedente ipotesi su Mercurio che attribuiva invece le dimensioni ridotte del suo mantello, lo strato subito al di sotto della crosta, alle ripetute collisioni con altri corpi durante la formazione del Sistema solare, che avrebbero spazzato via gran parte del suo mantello roccioso.

Per McDonough, “i quattro pianeti interni del Sistema solare, Mercurio, Venere, Terra e Marte, sono costituiti da diverse proporzioni di metallo e roccia. Il contenuto di metallo nel nucleo diminuisce man mano che i pianeti si allontanano dal Sole. Il nostro articolo - conclude lo studioso - spiega come questo possa essere avvenuto, mostrando che la distribuzione delle materie prime nelle fasi iniziali di formazione del Sistema solare fosse controllata dal campo magnetico del Sole”.

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