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Sebastiani (Cnr), crescono le curve degli ingressi in rianimazione e dei decessi

Sebastiani (Cnr), crescono le curve degli ingressi in rianimazione e dei decessi

Scendono i contagi. Situazione in regioni eterogenea e mutevole

03 settembre 2021, 13:18

Redazione ANSA

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Sebastiani, crescono le curve degli ingressi in rianimazione e dei decessi (fonte: Gerd Altmann da Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sebastiani, crescono le curve degli ingressi in rianimazione e dei decessi (fonte: Gerd Altmann da Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Sebastiani, crescono le curve degli ingressi in rianimazione e dei decessi (fonte: Gerd Altmann da Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Accelera in Italia la crescita della curva media dei nuovi ingressi nelle terapie intensive e quella dei decessi per Covid-19, mentre negli ultimi tre giorni la curva media dell'incidenza dei positivi totali ai test molecolari e antigenici mostra “segni iniziali di un’inversione di tendenza, da debole crescita a decrescita”. Lo indica l’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M.Picone', del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

“A livello nazionale – osserva – si nota una crescita accelerata per la curva media degli ingressi giornalieri in terapia intensiva e per quella dei decessi, ma a breve dovrebbero comportarsi come fa ora la curva dell'incidenza dei positivi”.

A livello regionale c'e' eterogeneita' e rapidi cambiamenti dell'incidenza, probabilmente a causa dei molti contatti in questa fase e dell'alta diffusivita' della variante delta, prosegue Sebastiani, delle otto regioni che crescevano come incidenza almeno del 10%, in quattro continua la fase di crescita. Sono: Basilicata, con un aumento del 15% ultimi sette giorni rispetto ai sette giorni precedenti; Friuli Venezia Giulia (30%), Molise (80%) e Veneto, che mostra una crescita del 10%, ma in frenata. Delle altre quattro regioni, la provincia autonoma di Bolzano, Marche e Calabria registrano una frenata della crescita e sembrano avviarsi verso un massimo; frena la crescita in Lombardia.

Delle tre regioni in cui l’incidenza decresceva almeno del 10%, l’Abruzzo frena la decrescita e sembra appiattirsi, il Lazio prosegue nella fase di decrescita (20%) e così la Valle d'Aosta (50%).

A queste si aggiungono Sardegna (20%), Liguria, Puglia e provincia autonoma di Trento (15%), Campania, Umbria e Toscana (10%).

Per quanto riguarda i requisiti per essere classificati nella zona gialla, secondo le analisi di Sebastiani “la Sicilia sembra destinata al momento ad essere l'unica con i numeri da zona gialla, e Calabria e Sardegna a rimanere bianche”. La Calabria mostra infatti “un andamento ondivago della curva media dei ricoverati nei reparti ordinari, ma in crescita lineare negli ultimi 25 giorni, quindi su un arco temporale lungo, con il livello attuale del 18%”, mentre la curva media delle terapie intensive sembra appiattirsi attorno al 9% osserva Sebastiani. In Sardegna entrambe le curve si appiattiscono. Attorno al 14.5% per i ricoverati nei reparti ordinari e al 12% per i ricoveri in terapia intensiva. In Sicilia frena la crescita in entrambe le curve, con livello attuale del 23% nei reparti ordinari e del 13% nelle terapie intensive.

Basilicata, Marche e Toscana sono vicine ai valori- soglia, “ma solo per uno dei due indicatori e quindi non sembrano rischiare di diventare gialle”, osserva l’esperto. La Basilicata mostra infatti una situazione invariata, con la curva media dei ricoverati nei reparti ordinari che si appiattisce attorno al 13% e quella dei ricoveri in terapia intensiva sempre sotto il 2.5% negli ultimi 30 giorni. Negli ultimi tre giorni le Marche mostrano segni di frenata della crescita della curva media dei ricoveri in rianimazione (9%) e continua ad appiattirsi la curva media dei ricoverati nei reparti ordinari, attorno al 6.5%. In Toscana, infine, la curva media dei ricoveri nelle terapie intensive è in crescita, con un valore attuale di due decimali sotto la soglia critica del 10%, ma continua l'appiattimento della curva media dei ricoverati nei reparti ordinari, attorno all'8%

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