"L'epidemia da Sars-Cov-2 e
l'epidemia di obesità sono strettamente connesse: l'isolamento,
la noia e la sedentarietà spingono a un maggior consumo di
alimenti calorici, favorendo il sovrappeso e l'obesità, che a
sua volta è un fattore di rischio per il Covid-19". A spiegarlo
è stata Annamaria Staiano, vicepresidente della Società Italiana
di Pediatri (Sip), durante la conferenza stampa di presentazione
del Congresso Straordinario della Sip, che si tiene online dal
26 al 28 novembre.
"Uno studio condotto a Verona su 41 bambini obesi e
pubblicato su Obesity - precisa Staiano - ha evidenziato,
durante il lockdown, un incremento significativo del numero di
pasti giornalieri e dell'assunzione di patatine fritte, bevande
zuccherate, rispetto al periodo pre pandemia, oltre a un forte
aumento del tempo trascorso davanti allo schermo e una riduzione
dell'attività fisica". A risultati simili è giunto un lavoro
pubblicato su Pediatric Obesity e condotto su 298 bambini
spagnoli normopeso, che ha anche messo in luce, tra l'altro,
come la riduzione dell0attività fisica era più marcata nei figli
di madre straniera o con titolo di studio inferiore. La pandemia
è un acceleratore delle diseguaglianze anche per l'accesso
all'istruzione scolastica: molti studenti infatti, spiega Mario
De Curtis, componente del Comitato per la Bioetica della Sip,
"hanno avuto difficoltà a seguire le videolezioni per la
mancanza di dispositivi e connessione". A pesare sulle disparità
sociali è anche l'aumento della povertà legato alla perdita del
lavoro. Secondo Save the Children entro fine 2020, un milione di
minori in più potrebbero scivolare nella povertà assoluta, il
doppio rispetto al 2019. Aspetto importante, ricorda De Curtis,
"perché l'aumento della povertà si associa a un aumento delle
malattie e a difficoltà nella sfera fisica, affettiva, cognitiva
e linguistica".
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