(ANSA) - ROMA, 29 NOV - La vitamina D e i fiori di Bach non
servono ad alleviare i sintomi del Parkinson, la malattia
neurodegenerativa più diffusa dopo l'Alzheimer, di cui si
celebra domani, 30 novembre, la giornata nazionale. A ricordarlo
è la rubrica online anti fakenews "Dottore ma è vero che
che...?", a cura della Federazione Nazionale degli Ordini dei
Medici (Fnomceo).
La malattia prende il nome dal medico inglese James
Parkinson, che ne pubblicò la prima descrizione nel trattato An
Essay on the Shaking Palsy del 1817. Ad oggi non è stata ancora
trovata una terapia in grado di arrestare lo sviluppo di questa
malattia, tuttavia esistono diversi trattamenti che possono
controllarne i sintomi, migliorando la qualità di vita dei
pazienti. Tra questi, alcuni siti online annoverano i fiori di
Bach, una terapia alternativa che ritiene che tutte le malattie
abbiano un'origine psicosomatica e che le essenze dei fiori
possano influire sulla psiche umana. Ma prendendo in esame le
revisioni sistematiche di studi in materia, su tutte quella del
2010 Edzard Ernst, non ci sono dubbi: l'efficacia dei fiori di
Bach per il trattamento di qualunque condizione non è mai stata
provata.
Alcune ricerche sembravano dimostrare, invece, un'azione
della vitamina D sullo sviluppo di del Parkinson: l'ipotesi era
basata sul fatto che i pazienti che ne soffrivano tendevano ad
avere bassi livelli di vitamina D rispetto a persone sane. Ma
uno studio condotto dall'Università australiana di Adelaide e
pubblicato su Nutritional Neuroscience nel 2018, ha concluso che
la vitamina D non ha benefici sulle malattie del cervello, come
Parkinson e Alzheimer. (ANSA).