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Antonella, tornata a riconoscermi allo specchio dopo le cure

La storia raccontata in un corto che restituisce colore al volto

ROMA ANSAcom

Guardarsi allo specchio e non riconoscersi. E' quello che accade alla maggior parte delle donne che affrontano le terapie contro un tumore, terapie che lasciano cicatrici, dentro e fuori. "Perdita delle ciglia, delle sopracciglia e dei capelli, il volto che cambia: vedersi malata modifica la vita". Sono queste le parole di Antonella, ex paziente oncologica e protagonista del corto realizzato da ANSA per raccontare il progetto "Tornare a volare", realizzato da Libellule onlus e tra i vincitori del bando Community Award program di Gilead Sciences. "Mi si è catapultato il mondo addosso in un attimo quando ho sentito il medico pronunciare: 'carcinoma duttale infiltrante bilaterale'. Quelle paroline ti fanno crollare tutto. Io ho cercato di mantenere sembianze e fisionomia il più naturali possibile. La prima reazione è quella di cercare di camuffare", racconta Antonella. Il lato antiestetico del tumore che viene spesso sottovalutato, ma pesa profondamente sul benessere della persona. "Ha inciso su di me come donna, come mamma, ma anche sul lavoro e nella vita sociale. Cercare di guardarmi allo specchio senza vedermi malata è stata una sfida durissima e l'ho affrontata anche per mia figlia, di 10 anni. Volevo essere bella anche per lei". Il modo in cui ti senti, prosegue Antonella, influenza la salute dell'intero organismo. "Quando non ti riconosci allo specchio i piccoli acciacchi diventano montagne, e tutto diventa più difficile. Anche le terapie". Le immagini del corto parlano più delle parole. Nei suoi occhi si leggono inizialmente stanchezza e tristezza, ma le mani della truccatrice Roberta Scagnolari restituiscono a quel volto l'identità e pian piano cancellano le tracce 'estetiche' della malattia. Proprio come, dopo le cure, si torna alla vita. Parrucca, cipria, rossetto e ombretti si alternano a parole pesanti come macigni mentre si riaccende il sorriso: così la trasformazione attraverso il make-up diventa metafora della vita che ricomincia. Ad aiutare in questo percorso Antonella e tante altre come lei è l'associazione Libellule onlus, che si propone di trasformare la vita delle donne che hanno incontrato la malattia, grazie a uno spazio dove ansie e paura sono sostituite da positività e solidarietà.

In collaborazione con:
Gilead

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