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Pandemia, tributo a medici e infermieri, parola come farmaco

Letta, abnegazione, umanità e premura verso i pazienti

ROMA ANSAcom

Un tributo al lavoro di medici e infermieri, che hanno usato la parola come un farmaco per ridare speranza e supporto ai pazienti nel periodo della pandemia. È quello che arriva dal presidente della Giuria del premio letterario “Angelo Zanibelli-la parola che cura” Gianni Letta. “È molto significativo -spiega Letta- che il premio abbia come dicitura ‘La parola che cura’. Credo che in quest’anno di pandemia la cosa che più abbiamo imparato ad apprezzare è il sacrificio di medici e infermieri, lo spirito di abnegazione con cui hanno prestato assistenza in maniera esemplare e sacrificandosi oltre ogni limite ai pazienti che arrivavano purtroppo a migliaia. Ma la cosa che più ci ha stupito è stata l’umanità: infermieri e medici hanno dimostrato come la parola a volte cura più e meglio di un farmaco”. “Ci ha colpiti la premura-aggiunge Letta- l’umanità con la quale hanno saputo mettere in collegamento i pazienti con i familiari, trasmettere con la parola i messaggi di angoscia, paura e sgomento, di speranza o ancora di disperazione di chi moriva ai cari”. “Hanno usato la parola-conclude- come un farmaco che vale a volte di più e che più di un medicinale può ridare la speranza”.

In collaborazione con:
Sanofi

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