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Una sonda per aiutare la chirurgia oncologica

Una sonda per aiutare la chirurgia oncologica

Progetto Sapienza -Infn, sperimentazione in-vivo

ROMA, 05 ottobre 2022, 12:43

Redazione ANSA

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Una sonda per aiutare la chirurgia oncologica - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una sonda per aiutare la chirurgia oncologica - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una sonda per aiutare la chirurgia oncologica - RIPRODUZIONE RISERVATA

E' un nuovo passo avanti verso una "chirurgia di precisione" sempre più sofisticata quello a cui potrebbe contribuire una sperimentazione in-vivo su pazienti avviata nelle scorse settimane per validare una tecnica di chirurgia radioguidata con farmaci che emettono radiazione beta.

La nuova tecnica, una sonda per aiutare la chirurgia oncologica, sviluppata dalla Sapienza Università di Roma e dall'Infn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), potrebbe diventare uno strumento aggiuntivo a supporto del chirurgo durante la rimozione dei tumori. La chirurgia radioguidata permette di identificare in tempo reale i residui tumorali. Consiste nel rivelare, grazie a una sonda, la radiazione emessa da una sostanza radioattiva, un radiofarmaco contenente una molecola che viene riconosciuta e metabolizzata dai recettori delle cellule tumorali. Cosi' è possibile verificare durante l'operazione se i tessuti analizzati siano tumorali o meno, e guidare il chirurgo sulle sedi da rimuovere. Il progetto si basa su un'idea iniziale, brevettata nel 2013 da Sapienza, Infn e Centro Fermi Museo della Scienza, che prevedeva l'utilizzo di radiazione beta-, che però pone problemi di natura applicativa.

"Essendo particelle cariche- spiega il professor Riccardo Faccini, preside della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali de La Sapienza, tra gli inventori della tecnica - gli elettroni di cui si compone la radiazione beta perdono velocemente energia a seguito delle interazioni con le altre particelle cariche in tutti i tessuti del corpo umano. Ciò determina l'impossibilità per gli elettroni di uscire dal paziente. Questa è la ragione che ci ha spinti a concepire uno strumento a cui i chirurghi avrebbero potuto far ricorso durante le operazioni, andandolo a posizionare sui tessuti da analizzare. Sebbene la procedura sia risultata efficace, difficoltà di somministrazione, costi e limitata diffusione dei farmaci beta-, ci hanno spinto a cercare soluzioni più accessibili". La scelta è ricaduta sulla radiazione beta+, usata per gli esami Pet. Recenti sperimentazioni sono in corso, con un prototipo, allo Ieo di Milano, per tumori Neuro-Endocrini del tratto gastro-intestinale (GEP-NET) e carcinomi prostatici, e alll'Ospedale 'Molinette di Torino', nel caso di tumori prostatici.
   

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