Alberto Mantovani, Direttore
scientifico dell'Istituto Humanitas di Milano e professore
emerito all'Humanitas University, era fra le 500 persone che
ieri hanno ricevuto la prima dose di vaccino anti Sars-CoV-2
nella struttura, dove si sta vaccinando il personale medico:
"Ora cominciamo ad avere i vaccini efficaci, ma non basta -
spiega in un'intervista al 'Corriere della Sera' - occorre
ancora tanta ricerca per capire come funzionano sul campo" e per
realizzarla c'è bisogno "di risorse adesso".
Questi nuovi vaccini "sono il frutto di ricerche che erano
già in corso. Quello di BioNTech-Pfizer, per esempio, è il
risultato di studi che avevano come scopo quello di trovare
nuove armi contro il cancro". E i vaccini con Adenovirus, quello
di AstraZeneca e quello italiano di Reithera hanno alla base
"una tecnologia sperimentata da tempo". Ora si aspettano "nuovi
dati sul vaccino di AstraZeneca che ha avuto qualche problema. I
primi dati sul vaccino italiano dicono che è sicuro: resta da
dimostrare l'efficacia, ma non sarà disponibile prima
dell'estate". L'importante, però, è avere più vaccini a
disposizione "perché da questo sembra discendere la possibilità
di arrivare alla cosiddetta 'immunità di gregge'". È una "corsa
contro il tempo con il virus che si diffonde sempre di più con
le sue varianti e con i vaccini che gli stanno alle costole".
Raggiungere l'immunità di gregge non è facile perché "non
sappiamo quanto dura l'immunità. I dati suggeriscono che la
malattia 'naturale' dia una protezione per quasi un anno. Il
vaccino Oxford-AstraZeneca (quello con Adenovirus) la dà a sei
mesi. Ma di fianco ai dati c'è la ragionevole speranza che i
vaccini forniscano una protezione per almeno due anni".
Su oltre un milione e ottocentomila vaccinati finora con il
vaccino BionTHtech-Pfizer, "ci sono state 21 reazioni allergiche
di una certa gravità (compresi gli shock anafilattici), ma tutte
tenute sotto controllo" aggiunge. Mentre rispetto ai pazienti
con malattie autoimmuni le più autorevoli società scientifiche,
che si occupano di queste malattie, "dicono che il vaccino va
fatto e non aggrava la malattia". Sulle donne in gravidanza "al
momento non ci sono dati". Il messaggio in questa fase "è:
scegliete voi a patto di essere ben informate".
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