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Italia e altri 4 Paesi, stop auto a benzina slitti al 2040

Italia e altri 4 Paesi, stop auto a benzina slitti al 2040

Roma chiede soprattutto più gradualità per i veicoli commerciali. Tavolo al Mise

BRUXELLES, 23 giugno 2022, 19:23

Marco Assab

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Italia, Bulgaria, Portogallo, Romania e Slovacchia hanno presentato un documento, di cui Ansa ha preso visione, che propone di posticipare l'eliminazione dei motori a combustione dal 2035 al 2040 e di ridurre le emissioni di CO2 del 90% (anziché del 100% come proposto da Commissione europea ed Europarlamento) nel 2035.
    Il documento è stato fatto circolare in vista della riunione del Consiglio ambiente Ue fissata per martedì 28. A quanto si è appreso, l'Italia si è associata all'iniziativa con l'obiettivo specifico di ottenere modifiche al testo sotto esame sui veicoli commerciali, i biocarburanti e le produzioni di nicchia. 

I Paesi firmatari del documento propongono diverse modifiche alla proposta della Commissione europea sugli standard di emissione di CO2 di auto e veicoli commerciali leggeri di nuova immatricolazione. I target proposti dalla Commissione europea, e appoggiati dall'Europarlamento, vengono essenzialmente spostati avanti di 5 anni. Riguardo le auto, Italia, Bulgaria, Portogallo, Romania e Slovacchia chiedono una riduzione delle emissioni di CO2 del 90% entro il 2035 e del 100% entro il 2040. Per i veicoli commerciali leggeri, una diminuzione delle emissioni del 45% entro il 2030, dell'80% entro il 2035 e del 100% entro il 2040. Per questi autoveicoli si chiede anche di ripristinare il meccanismo per assicurare una distribuzione equa degli sforzi per ridurre le emissioni tra i produttori. I cinque Paesi sostengono anche il prolungamento della durata della deroga di cui beneficiano i produttori di nicchia, come Ferrari, Lamborghini ecc., oltre il 2029 e almeno fino al 2036, e l'estensione del meccanismo di incentivazione dei veicoli a basse emissioni oltre il 2029. Cioè a una data da stabilirsi dopo la revisione del regolamento prevista nel 2028. I Paesi che hanno presentato il non-paper sostengono anche l'introduzione di una metodologia per tenere conto del contributo dei combustibili rinnovabili per il rispetto dei target di riduzione delle emissioni.

 "Quella di oggi è un'iniziativa unilaterale che contrasta con la posizione ufficiale espressa nel dicembre 2021 dal Cite (Comitato Interministeriale alla Transizione Ecologica) e, giusto pochi giorni fa, dai partiti di maggioranza italiani al Parlamento europeo. È tempo che Draghi sia chiaro: il governo che sta guidando è impegnato sul fronte delle questioni climatiche o no?". Questo il commento di Veronica Aneris, direttrice di Transport & Environment Italia, al documento che Italia e altri quattro Paesi hanno presentato all'Ue in vista del Consiglio ambiente in programma per martedì prossimo a Lussemburgo.
"Sarebbe uno scandalo per un governo nato all'insegna degli impegni in favore della transizione ecologica allearsi con Bulgaria e Romania sulle questioni climatiche", ha aggiunto Aneris. 

Del tema si è discusso anche a Roma con la richiesta, espressa da produttori e sindacati del settore automotive, in un tavolo convocato al Mise, che ha riunito cinque ministri e oltre 40 sigle. Rinviare lo stop ai motori termici, fissato dal Parlamento Ue al 2035 e che sarà al vaglio del Consiglio europeo ambiente il prossimo 28 giugno, o avere almeno una percentuale inferiore rispetto al 100% del phase out: questa la richiesta arrivata da gran parte della filiera. La posizione del governo non è però apparsa univoca. Le diverse anime passano dal ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti che teme una 'curva pericolosa' per la quale usare prima il freno, al ministro del Lavoro Andrea Orlando che ritiene difficile poter fermare la tabella di marcia. E poi il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani che sembra avere un approccio pragmatico. Il rinvio e' stato definito "auspicabilendal presidente di Anfia, Paolo Scudieri, spiegando che non si tratta di "trascurare l'ambiente, ma dare la possibilità ad altri spazi tecnologici, come i carburanti sintetici, i biocarburanti, l'idrogeno, di partecipare alla transizione" che dovrà essere caratterizzata da "pluralità tecnologica e linearità". Una transizione però nei fatti già iniziata con tempi che, al di là delle decisioni prese in sede europea, sono dettati dai grandi player della produzione, come ha sottolineato il ministro del Lavoro Orlando, aggiungendo che "possiamo chiedere più risorse per mantenere la tabella di marcia, ma mi sembra molto difficile sovvertirla". E' il titolare del lavoro ad esprimere la posizione più 'verde' del governo. Enrico Giovannini, titolare dei trasporti, preme da sempre per non rinviare la transizione, ma non ha espresso questa volta la propria posizione, anche perché richiamato da impegni internazionali si è trattenuto solo poco al tavolo. I numeri sembrano comunque segnare un cambio di scenario. Negli ultimi tre anni, infatti, sono più che dimezzate in Italia le immatricolazioni delle auto alimentate a benzina e gasolio, mentre crescono quelle delle auto elettriche. A delineare il quadro è l'Unrae, l'Associazione delle case automobilistiche estere, che spiega come le immatricolazioni delle auto a benzina si siano fermate a 436mila, quelle a gasolio a 323mila, rappresentando comunque ancora il 90% del parco circolante, con oltre 34,5 milioni di unità. Le auto elettriche "con la spina" sono invece salite a quasi 137mila nel 2021, raggiungendo quota 9,4% del totale. Una percentuale però ancora molto lontana dal 26% della Germania, dal 18,6% del Regno Unito e dal 18,3% della Francia. "A livello europeo si sta allargando il fronte dei Paesi che chiedono un passaggio più graduale verso il green", ha affermato il ministro Giancarlo Giorgetti al termine del tavolo, osservando come "anche in Germania le forze politiche" si stiano "confrontando sul tema in maniera pragmatica, ascoltando le richieste e le esigenze anche del settore industriale". Giorgetti ha ribadito il sostegno governativo alla ricerca in nome della neutralità tecnologica, "obiettivi che il Mise conta di raggiungere anche con contratti di sviluppo e accordi di innovazione, senza trascurare le opportunità offerte dal Pnrr". In vista del Consiglio Ue "l'impegno preso", ha spiegato il viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto, "è favorire sia in quella sede che nelle successive fasi istituzionali, scelte equilibrate e compatibili con gli interessi del secondo Paese manifatturiero europeo, ispirandoci ai principi della neutralità tecnologica e della sostenibilità industriale". Di "paesaggio molto vario" ha parlato il ministro Roberto Cingolani, spiegando che "non tutti hanno chiesto di rimandare la transizione" ma "sono emerse richieste miste: c'è chi è più sull'elettrico, chi su un certo tipo di carburante". Sul fronte sindacale duro l'affondo della Fiom, che ha parlato di "ennesima occasione persa" senza "l'opportunità di un vero confronto", chiedendo di restringere il tavolo e farne partire uno specifico. La Uilm sottolinea come l'Italia abbia già accumulato troppo ritardo, proponendo incentivi all'acquisto di auto elettriche e la creazione di una Agenzia degli approvvigionamenti. Dalla Fim invece la proposta di una cabina di regia tecnica per orientare la transizione.

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