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Gia Coppola: "racconto la Instagram generation"

Gia Coppola: "racconto la Instagram generation"

Applausi a Mainstream, manifesto amaro della cultura influencer

VENEZIA, 05 settembre 2020, 20:22

dell'inviata Alessandra Magliaro

ANSACheck

Andrew Garfield in Mainstream di Gia Coppola - RIPRODUZIONE RISERVATA

Andrew Garfield in Mainstream di Gia Coppola - RIPRODUZIONE RISERVATA
Andrew Garfield in Mainstream di Gia Coppola - RIPRODUZIONE RISERVATA

La vita cuori e like, le emoji, la dittatura dello smartphone, il valore della vita misurato con l'indice dei follower, pazienza se non hai talento perché quello che conta è l'apparenza. E' la dittatura, ci piaccia o no, della social media generation, di influencer buoni a tutto, pronti a darti le dritte su come cucinare, come vestirti, come giocare, che musica ascoltare. E solo così sei nel Mainstream, in fondo nel tuo tempo. Gia Coppola, 33 anni, un nonno che si chiama Francis Ford, una zia che si chiama Sofia, dunque il cinema nel sangue, è a Venezia (dove aveva presentato nel 2013 Palo Alto) con il suo secondo film. E' in concorso ad Orizzonti con Mainstream, un film applaudito poco fa alla premiere, presente la regista e la sua protagonista Maya Thurman (figlia di Uma e di Ethan Hawke) mentre in collegamento c'è Nat Wolff, assente il protagonista Andrew Garfield.
    "Ho voluto raccontare una storia immersa nella cultura della mia generazione e dei ventenni di oggi, la manipolazione, l'influenza dei social, ho cominciato ad esplorare quel mondo e confesso che ero piena di pregiudizi che via via sono svaniti.
    Con questo racconto ho provato ad entrare in quella che è la dimensione culturale del nostro tempo ma ci tengo a dire che non ci sono giudizi. Eravamo io e il mio cast pronti a detestare queste persone, ma poi li abbiamo solo rappresentati". Al centro c'è Instagram, Youtube, TikTok, i video vuoti, divertenti, spiritosi, senza capo né coda che ipnotizzano i ragazzi di oggi, magari orientano il loro modo di essere, di vestire, di truccarsi, elevano a personalità dei nullatalenti e sono pronti a cambiare idolo con un'onda di pollici giù.
    Frankie (Maya Thurman) è una giovane solitaria, fa la barista, ha sempre il cellulare in mano. Un giorno su Hollywood Boulevard a Los Angeles filma quasi per caso un classico esemplare americano, un ragazzo travestito da orso che intrattiene i passanti. Tra i due è un corto circuito artistico, perché Link (Andrew Garfield) ha una carica dentro, un'energia anche rabbiosa capace di attirare le persone, le invita a mollare l'iphone e guardarsi negli occhi, spegnere tutto per parlarsi davvero. Il breve filmato fa il boom su YouTube, nasce un nuovo personaggio, No One Special, che fa la morale alla generazione di zombie come li chiama lui. Al duo - lei filma, lui fa il performer - si unisce un terzo ragazzo, con qualità d'autore. Il loro nuovo video, pieno di emoji, effetti speciali, controcorrente, è impregnato di satira. Vengono notati da un social media manager: promette sponsor milionari prima dei video e il gruppo allestisce uno show che in diretta su YouTube mette alla berlina le vittime di questa generazione e prova, con cattiveria anche, a rivoluzionarne lo stile di vita: una sorta di game, con soldi in palio, 'rivuoi il tuo smartphone o la tua dignità?' La situazione con Isabelle, una giovane protagonista del programma sfugge di mano: No One Special spiega che le foto che la ragazza mette su Instagram sono ritoccate, che il suo viso ha una voglia scura che lei trucca, dunque quello che mostra non è reale. Isabelle piange disperata e la storia vira ancora di più sul tragico. "Molte scene sono state girate senza preavviso: gli influencer che partecipano al film sono autentici e non sapevano cosa stavamo per fare. Il bello è che loro si ritengono degli attori".
    La manipolazione è il linguaggio con cui entriamo in connessione, ma il protagonista nel momento in cui la combatte ne è vittima. "Non trovo che si sia uno speciale pericolo, essere influenzati è accaduto anche in altre epoche", ha detto Gia Coppola sottolineando di "voler non condannare nessuno" ma di essersi "messa nei panni - idealmente con la sua protagonista Frankie - di chi ha 20 anni e vuole stare nel mondo". 
   

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