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Aumenta il consumo di droga tra adolescenti e giovanissimi, prevenzione di fatto non esiste

Aumenta il consumo di droga tra adolescenti e giovanissimi, prevenzione di fatto non esiste

La Commissione Parlamentare per l'Infanzia lancia l'allarme, i servizi non riescono ad interpretare il bisogno

ROMA, 05 novembre 2020, 10:15

(di Emanuela De Crescenzo)

ANSACheck

Una giovanissima tossicodipendente foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una giovanissima tossicodipendente foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una giovanissima tossicodipendente foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

E' in costante aumento l'uso di droghe tra gli adolescenti, ma i servizi pubblici e le comunità terapeutiche non riescono ad intercettare questo bisogno inespresso, e sempre più sommerso, delle dipendenze giovanili.    Il mercato degli stupefacenti è cambiato diventando sempre più capillare sul territorio, con costi delle droghe sempre più bassi e dall'inizio dell'epidemia Covid c'è una nuova forma di approvvigionamento, quella dei siti web. Tante nuove sostanze illegali hanno affiancato le tradizionali, ma i servizi territoriali sono rimasti gli stessi con pochi fondi per la prevenzione, una legge che risale al 90 e poi modificata nel lontano 95 e senza strumenti adeguati per aiutare questi ragazzi visto che il sistema è basato ed è rimasto "ingessato" sulla figura dell'eroinomane.
    L'allarme è emerso durante la Commissione Parlamentare per l'Infanzia e l'Adolescenza nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani. A lanciarlo sono stati i presidenti della Federazione servizi dipendenze (FederSerD), della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict) e del Coordinamento nazionale dei coordinamenti regionali che operano nel campo dei trattamenti delle dipendenze (InterCear).
    Secondo i dati ufficiali relativi al 2018, si parla di 880mila ragazzi che hanno dichiarato di aver fatto uso di sostanze illegali, pari ad 1 ragazzo su 3 tra quelli che vanno a scuola tra i 15 ed i 19 anni. Ma gli operatori sul campo spiegano che il fenomeno è in continuo aumento e l'età si è abbassata sempre più arrivando a coinvolgere quelli che sono in realtà poco più che dei bambini ed hanno tra gli 11 e i 14 anni. I servizi pubblici attualmente esistenti hanno "carenze importanti" ed "enorme difficoltà" perchè sono pochissimi i giovani che vanno nei centri spontaneamente.
    Su 300mila persone che si rivolgono ai servizi pubblici per dipendenze legate al consumo di sostanze stupefacenti meno del 10% ha un'età inferiore ai 25 anni. Dunque la fascia degli adolescenti è rimasta schiacciata tra i piccoli e gli adulti e soggiogata anche dalle sostanze legali: alcool, analgesici oppiacei, benzodiazepine ed altri psicofarmaci che vengono assunti in mix. E proprio il cosiddetto policonsumo è il comportamento maggiormente a rischio per gli adolescenti.
    L'unico modo, suggeriscono gli addetti ai lavori, è "agire sul territorio e costruire delle relazioni", soprattutto "vanno ripensati i servizi classici in base a queste nuove tendenze giovanili", vanno anche attivati dei "percorsi di prevenzione strutturati specifici per minori con dipendenze" visto che ne esistono pochi in Italia e sono quasi assenti in alcune regioni come Abruzzo, Basilicata, Sicilia, Calabria e Puglia "nonostante i numeri siano raddoppiati". Gli esperti lamentano anche un quasi azzeramento delle risorse economiche per la prevenzione da quando il fondo nazionale antidroga è confluito nel fondo delle politiche sociali nazionali.
    Il Covid ha inoltre creato ulteriori problemi nei servizi residenziali per minori perchè, come nelle Rsa per anziani, sono stati ridotti gli incontri con le famiglie d'origine e perchè i più giovani faticano a capire di dover rispettare le regole imposte dall'epidemia; sono così aumentati gli abbandoni volontari e riaccettarli è diventato più complicato per via del rispetto della quarantena. 
   

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