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Justin Timberlake vende il catalogo musicale a Hipgnosis

Justin Timberlake vende il catalogo musicale a Hipgnosis

Wsj, 100 milioni dollari; a 41 anni su scia Dylan e Springsteen

NEW YORK, 26 maggio 2022, 21:06

di Alessandra Baldini

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Justin Timberlake, uno dei cantanti pop di maggior successo degli ultimi 20 anni, ha venduto per oltre cento milioni di dollari il suo intero catalogo musicale a Hipgnosis, la società di Merck Mercuriadis partner del gruppo di private equity Blackstone. L'entità della cifra è uscita sul "Wall Street Journal". Autore di brani come "What Goes Around... Comes Around" e "Cry Me a River", ma anche attore in "Social Network" e spesso su Snl per cui ha vinto quattro Emmy, Timberlake ha 41 anni: è entrato così relativamente giovane nel club dei "grandi vecchi" come Bob Dylan, Bruce Springsteen, Paul Simon e Sting, che si sono scrollati di dosso negli ultimi mesi decenni di produzione musicale. Il cantante si è detto "eccitato" dalla partnership: "Non vedo l'ora di cominciare questo nuovo capitolo". Blackstone è entrata in ottobre in affari con Hipgnosis con un investimento iniziale di un miliardo di dollari per lanciare un 'veicolo' privato - la Hipgnosis Songs Capital - per l'acquisto di cataloghi musicali separatamente dal fondo britannico Hipgnosis Songs quotato alla City che ha comprato finora oltre due miliardi di dollari in diritti musicali. Il mercato dei cataloghi della musica è diventato rovente negli anni della pandemia, ma, a dispetto di voci che vedono in corso una gara da 500 milioni di dollari tra Bmg e Warner per la legacy musicale dei Pink Floyd, secondo molti osservatori il trend sembra in rallentamento. Questo spiegherebbe perché artisti come Timberlake o il 43enne John Legend si siano affrettati a concludere l'affare battendo il ferro finché è caldo. Legend, vincitore di Emmy, Grammy, Oscar e Tony, ha venduto in gennaio a una alleanza tra Bmg e Kkr. Fino a pochi anni fa era rarissimo - quasi una vergogna - che musicisti vendessero i propri cataloghi. Il trend è diventato sempre più frequente durante la pandemia che ha bloccato concerti e tournee, ma anche per via del fatto che i grandi del rock invecchiano e cominciano a semplificare la successione monetizzando per conto degli eredi la loro produzione artistica. L'ormai ottantunenne Dylan era stato il primo a dare il "la" alla fine del 2020, cedendo alla Universal il suo catalogo editoriale e successivamente alla rivale Sony le registrazioni.
    Ne aveva seguito l'esempio Simon cedendo i diritti su 60 anni di canzoni alla Sony in cambio di 250 milioni. Sempre la Sony l'anno scorso si era accaparrata la musica di Springsteen per mezzo miliardo di dollari. "Il tempo passa. Devo pensare ai miei figli", aveva detto Neil Young quando era trapelata la notizia che anche lui aveva battuto cassa vendendo il 50% del suo catalogo per 150 milioni al Hipgnosis con una condizione: nulla avrebbe dovuto mai essere usato in pubblicità. La lista a quel punto era diventata chilometrica: Tina Turner, Mick Fleetwood dei Fleetwood Mac, gli eredi di David Bowie, ora forse i Pink Floyd.
   

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