"Questo è un anno di passaggio, ma non un anno perso, il prossimo sarà quello del riequilibrio" dice Brunello Cucinelli che prevede di chiudere il 2020 con un calo del 10% ma è molto positivo sul 2021, anno per il quale auspica una crescita del 15%. "La gente - dice l'imprenditore filosofo umbro, a Milano per la settimana della moda - non ha smesso di comprare. Certo oggi siamo più preoccupati della pandemia che dei vestiti, ma il virus non ha cambiato i nostri desideri, così come la nostra è la stessa azienda con 2024 dipendenti tanto prima che dopo il lockdown". Per garantire la sicurezza dei suoi lavoratori, Cucinelli ha iniziato a fare tamponi in azienda in collaborazione con l'ospedale di Perugia e l'università e ora "stiamo provando una macchina giapponese per i test salivari in collaborazione con l'ospedale Spallanzani con cui possiamo fare 120 test all'ora". Quando è scoppiata la pandemia lui ha chiuso gli stabilimenti una settimana prima che fosse imposto: "la Cina- spiega - è stata la nostra ispirazione per una giusta paura. Ieri ho fatto una call con loro, erano tutti vicini e senza mascherina, speriamo che sia di auspicio e che tra un paio di mesi potremmo vivere anche noi così". Per quanto lo riguarda "a marzo ho deciso di non licenziare nessuno e di non chiedere sconti a nessuno, abbiamo mantenuto onestamente gli accordi e ora ad agosto abbiamo finito le consegne invernali e abbiamo anche fatto le collezioni fisiche". Per l'invenduto, dovuto ai negozi chiusi per mesi, Cucinelli ha pensato a delle collaborazioni con piccole associazioni locali per donare i capi a chi ne ha bisogno: "stiamo cercando di fare delle cose micro , lunedì ho appuntamento telefonico con Sharon Stone per discutere di questo progetto". E la moda dove va?" Sta evolvendo in senso sofisticato, con meno sovrapposizioni, forse collima con il momento ma forse è anche normale che ci sia questo cambiamento dopo anni". Tra le nuove proposte, creazioni di alta artigianalità come il pull di pizzo macramè e cotone con filo di lurex costato 40 ore di lavoro o la giacca di rafia e paillettes ricamata all' uncinetto e doppiata in seta, indossata con i pantaloni di pelle. E poi ancora il denim bermuda tinto in pezza e la giacca di camoscio con piume di struzzo, tutto ispirato a uno stile fatto di pulizia delle forme ed eleganza essenziale, come il top in petali di pelle tagliate a laser e i pantaloni in lino e lurex. Una collezione pensata più per il giorno che per la sera, visto che le occasioni mondane si sono rarefatte, e presentata a Milano durante la Fashion Week: "essere qui è il nostro lavoro, è la volontà di lavorare facendo attenzione a prendere ciò che il mondo ci dà senza disperarci. La pandemia ci ha mostrato la disparità - conclude - tra biologia e creato: il creato ci ha chiesto aiuto e credo che glielo daremo".