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I big del lusso in ripresa, da Lvmh a Richemont

I big del lusso in ripresa, da Lvmh a Richemont

Traina la domanda cinese. Reparto più remunerativo? l'alta gioielleria

MILANO, 14 luglio 2020, 00:37

di Claudia Tomatis

ANSACheck

Preview at the Sotheby 's in Geneva: collier con diamanti Art Deco di Cartier © ANSA/EPA

Preview at the Sotheby 's in Geneva: collier con diamanti Art Deco di Cartier © ANSA/EPA
Preview at the Sotheby 's in Geneva: collier con diamanti Art Deco di Cartier © ANSA/EPA

Il lusso rialza la testa, spinto soprattutto dalla domanda cinese e a farla da padrone sono l'alta gioielleria e i colossi del settore. Tra i big ad aprire la stagione dei risultati del secondo semestre sarà, a metà mese, Richemont, con marchi quali Baume & Mercier, Panerai e Montblanc. Gli analisti danno prospettive di ulteriore recupero dopo l'epidemia da coronavirus nel suo comparto più remunerativo, la gioielleria, con Cartier in testa, soprattutto grazie alle riaperture in Cina. La ripresa della domanda del lusso in generale viene del resto evidenziata da una serie di analisti in particolare in Cina, col contenimento della diffusione dei contagi da Covid-19, mentre è più lenta in Europa, ma aiutata dal commercio elettronico, e nelle Americhe è tormentata dalla lotta per tenere sotto controllo il Covid-19.
    La holding di Ginevra dell'alta orologeria e gioielleria, che conta una capitalizzazione in ripresa a circa 35 miliardi di franchi svizzeri (quasi 33 miliardi di euro), aveva toccato il minimo degli ultimi sei mesi in Borsa a Zurigo lo scorso 16 marzo a 49,4 franchi, rispetto al massimo del 17 gennaio a 80,9 e ha chiuso la settimana a 62,6. Nell'alta gioielleria a fare storia a sé c'è pure Tiffany, che anche durante il picco della pandemia ha visto oscillazioni ben più contenute di altri marchi, scendendo a marzo a 111,2 dollari, a fronte del massimo di 134,3 di metà febbraio e degli attuali 121,3, pur con le vendite del primo trimestre, al 30 aprile, diminuite del 45% a 556 milioni di dollari.
    In decisa ripartenza Lvmh, con marchi del calibro di Dior, Bulgari, Fendi, la stessa Tiffany e ovviamente Vuitton, che conta una capitalizzazione di 202,3 miliardi di euro, in risalita quindi dai circa 172 miliardi del marzo scorso, a fronte dei 210 miliardi di gennaio. Il titolo dell'impero francese di Bernard Arnault ha terminato la settimana a 400,7 euro a Parigi, a fronte dei 439 di gennaio e dei 287 di marzo.
    Lo stesso per Kering,  a cui fanno capo Gucci e Saint Laurent, sui 63 miliardi di capitalizzazione, mentre a marzo era scesa sotto i 60 miliardi rispetto agli oltre 72 miliardi di gennaio.
    A Parigi le quotazioni l'hanno portato a 499,7 euro, più vicino ai massimi del 17 gennaio di 610,2 e più distante dal minimo di 357,6 di marzo. A Hong Kong e in Germania Prada, capitalizzazione di circa 7,7 miliardi di euro ha recuperato altrettanto, così come Capri Holding, che racchiude marchi come Michael Kors e Versace, che capitalizza 2,3 miliardi di dollari a fronte dei 5,36 di gennaio Guardando in Italia, Moncler, che a giugno ha annunciato per il primo trimestre 2022 il lancio del suo primo profumo, con un accordo di licenza esclusivo a livello mondiale con la francese di alta gamma Interparfums, capitalizza circa 8,8 miliardi di euro e anche nel suo caso emerge un recupero in Borsa, con la settimana chiusa a Milano a 34,1 euro, a fronte del minimo di 26,8 di marzo e del massimo di 42,7 di gennaio. Più lenta Ferragamo, 1,9 miliardi di capitalizzazione e chiusura a Piazza Affari a 11,5 euro, non troppo distante dal minimo di 9,5 di marzo e invece lontano dal massimo di 18,8 di gennaio. Ancora più distante dai massimi d'inizio anno a 40,7 euro Tod's, 0,8 miliardi di capitalizzazione, che ha terminato la settimana a 24,2 euro, a fronte del minimo di 22,3 di marzo. 
   

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