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Food Pairing, ecco come chef e mixologist stanno conquistando i Millennials

Food Pairing, ecco come chef e mixologist stanno conquistando i Millennials

Si pasteggia a whisky (o a cocktail) e abbinare cibo e spirit è tendenza

07 gennaio 2018, 01:39

di Alessandra Magliaro

ANSACheck

distillerie di whisky all 'isola di Islay - RIPRODUZIONE RISERVATA

distillerie di whisky all 'isola di Islay - RIPRODUZIONE RISERVATA
distillerie di whisky all 'isola di Islay - RIPRODUZIONE RISERVATA

Due terzi di whisky, un terzo di acqua: gli scozzesi pasteggiano così. L'abitudine, per intenditori, arriva anche in Italia in piena tendenza Food Pairing, ossia abbinamento cibo e bevanda, food and spirit, comparando la catena molecolare aromatica degli alimenti. Può essere un'esperienza diversa,  soprattutto per i più curiosi e il risultato può essere inaspettato, un viaggio sensoriale originale. Abbinamenti con il pesce crudo, ostriche, ma anche polpo alla brace, ravioli di carne, manzo in umido e poi dolci, al cioccolato innanzitutto, come quelli proposti dallo chef stellato Riccardo di Giacinto (del MadeITerraneo Terrace Restaurant di Roma) accostati a diversi tipi di scotch whisky, dal Bowmore al Laphroaig, dal Dewar's all'Aberfeldy.

Da Milano a Torino, a Roma si cominciano a vedere proposte simili per un pubblico di amanti di whisky: accostamenti con formaggi erborinati, carne, cioccolato, in menu studiati grazie allo stretto contatto tra cuoco e mixologist che lavorano insieme su contrasto e similitudine.

Oltre che con il whisky, l'idea del food pairing si applica molto anche ai cocktail che vanno così ad accompagnare le cene, diventando protagonisti di degustazioni con gradazioni alcoliche diverse. C’è chi definisce questa pratica “una matematica del gusto” in cui sommando due elementi si ottiene un risultato nuovo e diverso

Da un anno e meno almeno il consumo del distillato scozzese è ripreso con vigore ed esclusi amari e grappe, più in linea con la nostra tradizione, in Italia è al primo posto tra i superalcolici, prima di vodka e gin ad esempio, grazie anche alla riscoperta di cocktail classici, basati non solo sui vermuth ma anche su gin bourbon, whisky irlandese o scozzese. Ci racconta la brand ambassador Cristina Folgore, come si sia usciti da una logica di pura degustazione, un bicchierino liscio o on the rocks, per apprezzare il whisky anche durante il pasto, con aggiunta di acqua o appunto nei cocktail, come piace ai Millennials che hanno rinvigorito non poco il settore.

 Il trend è in ascesa, lo dimostrano il crescente successo di Whisky Club Italia che nel 2017 ha organizzato 138 eventi con 4000 partecipanti (non contando i festival, solo degustazioni e corsi), 6000 soci (dalla Sicilia al Triveneto), o festival come quello che si svolge a Milano o appunto le innumerevoli serate degustazione. Gli italiani amano in particolare whisky torbati e accanto agli scozzesi da un paio d'anni c'è il boom dei whisky giapponesi, sulla scia di quella tendenza ad amare ogni cosa del Sol Levante, dal design alla gastronomia. In Italia il whisky resta una bevanda prevalentemente maschile ma le cose stanno cambiando, così come l'età degli appassionati che si è abbassata molto rispetto al passato.

Quella del whisky è una storia affascinante, un mondo a parte, come la storia dell'isola di Islay sullo stretto braccio di mare che separa la Scozia dall'Irlanda del Nord, la regina delle Ebridi, 3000 abitanti, altrettante pecore e una decina di distilleria di single malt, tutte da visitare tra vecchi edifici di pietra e produttori d'esperienza responsabili di una produzione affatto automatizzata. Le distillerie a sud dell'isola - Lagavulin, Ardbeg e Laphroaig - producono i whisky fenolici più saporiti di Scozia, tipicamente torbati. Le distillerie a nord - Bunnahabhain, Bowmore, Caol Ila e Bruichladdich producono distillati più leggeri e attingono acqua direttamente dalle sorgenti prima che abbia avuto così il tempo di raccogliere molta torba. In tutti i casi acqua purissima, cereali e lieviti selezionati. 

Ed essere intenditori non è facile, anni e anni di studi e degustazioni, capita poi che alla passione si unisce il lavoro come nel caso di Stefano Carlucci, proprietario di Le Bon Bock a Roma, un whisky bar di Monteverde, autentico e apprezzato dagli intenditori. Nel suo locale si fa anche foodpairing, abbinando cibo alla bevanda scozzese, ma non è l'unico. Ce ne sono ormai una ventina in Italia, dal Mulligans Irish pub, Bar Boutique, Carlo e Camilla in segheria, tutti di Milano  al Punto di vista a Torino.

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