Il mercato delle creme di bellezza, alla lunga, non subirà grossi contraccolpi dalla crisi legata alla pandemia mondiale, se i brand saranno in grado di mantenere le promesse mostrando le prove dell'efficacia dei loro prodotti. A giudicare dalla previsioni di vendita che riguardano, globalmente, sieri, emulsioni e gel idratanti e cosmetici per attenuare i vari problemi della pelle del viso, il futuro sarà roseo. Infatti spenderemo di più fino ad arrivare a circa 190 milioni di dollari fra cinque anni (fonte Statista GmbH 2020). Tutti usano le creme beauty e la domanda di ‘prodotti che funzionino’ è più sentita che mai: l'80 per cento di donne e uomini, bambini e adolescenti vuole sconfiggere i complessi estetici (ogni età ha i suoi) e perciò guarda alle reali garanzie di efficacia dietro agli spot e agli slogan. Attesta il cambiamento un focus appena pubblicato su Cosmetic & Toiletries science applied.
Ad ogni generazione toccano preoccupazioni diverse: la gen Z chiede creme e saponi che riducano i brufoli, la pelle grassa e liberino i pori, i Millennials vogliono eliminare le borse scure sotto gli occhi (la stanchezza è il primo cruccio) spalmando gel e sieri per il contorno occhi, la generazione X e i Boomers vogliono ridurre rughe sottili e profonde con sieri e maschere.
Influencer, pubblicità ed etichette dei prodotti beauty garantiscono queste proprietà, ma quanto sono veritiere le loro affermazioni? Come essere certi che questi prodotti funzionino?
“Le prove di efficacia stanno diventando una parte fondamentale dello sviluppo dei prodotti e tali garanzie, adesso, valgono la reputazione dei brand specializzati in skincare, oltre alle prove di sicurezza, - sottolinea Brooke Stephens, autore del focus e direttore di un laboratorio di verifica sui prodotti cosmetici. Ai brand perciò chiediamo sempre più prove e le company ci ascoltano, facendo riferimento a test di efficacia, anche se non sempre si tratta di garanzie valide dal punto di vista dermatologico e, soprattutto, statistico. Una influencer o una dozzina di donne che provano il siero di turno e si dicono soddisfatte può bastare? Una crema di bellezza i cui risultati superano quelli di un trattamento laser (con tanto di test) è credibile? Il mercato mondiale di sieri mescola le carte perché, ricorda la rivista, le garanzie cambiano di paese in paese. Ad esempio la Food and drug administration statunitense, che vigila anche sui prodotti cosmetici, non indica nulla di preciso sui test di efficacia relative ai belletti, ad eccezione degli schermi solari che negli States sono ritenuti farmaci da banco. I prodotti di bellezza destinati ai mercati dell’UE, invece, devono essere conformi ad un regolamento (UE n. 655/2013), che stabilisce anche criteri comuni per giustificare le indicazioni e gli slogan dei singoli prodotti. Una norma fatta in primis per garantire una concorrenza più leale ma che ha anche una ricaduta utile sui consumatori: i prodotti che vantano proprietà specifiche devono essere sottoposti a prove d’efficacia documentabili.
Le industrie effettuano sempre più spesso test su campioni di donne o uomini, con prove d’uso che vengono anche citate sulle pagine pubblicitarie e sulle etichette dei prodotti. In media i test - si legge nell’articolo - durano da otto a dodici settimane consecutive. Le valutazioni vengono fatte con strumenti per misurare in modo oggettivo i miglioramenti, ad esempio, sul fronte dell’idratazione, la compattezza, la consistenza e la riduzione delle rughe quando si tratta di un siero anti-età. Non sempre però le prove sono condotte su campioni statisticamente significativi e non mancano le multe del Garante della concorrenza e della pubblicità italiano a fronte di slogan con mancanza di prove. Negli anni però le sanzioni sembrano calare e, ricorda Stephens, ora è proprio su questo fronte che i brand si giocano e si giocheranno sempre più la loro reputazione. Dopo il Covid-19 molte cose sono cambiate sul fronte beauty e la strada maestra è adesso quella di prove solide e risultati realistici.
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