"La prima impressione quando me lo hanno chiesto? Curiosità, tanta curiosità, perché una cosa così non era mai stata fatta. Poi sono venuti gli ingegneri a spiegarmi bene e, beh, mi sono fidato. Da 15 anni lavoro con Mutti e sanno quel che fanno". Schietto, come la terra che la sua famiglia coltiva da quattro generazioni, a raccontare è Stefano Aschieri, agricoltore vincitore del Pomodorino d'oro nel 2015, per il suo lavoro tra i campi di Torrechiara (PR), nel cuore dell'Emilia Romagna, e oggi uno dei tre conferitori scelti tra gli oltre 400 del gruppo Mutti per testare per primi il progetto Sul campo. Una vera rivoluzione in un settore fatto di tradizioni consolidate, dove ogni stagione è una nuova sfida con la natura allo stesso tempo amica e avversaria, e che per la prima volta porta direttamente "sul campo" la nuovissima InstaFactory, impianto mobile di lavorazione del pomodoro, per un Passata in edizione limitata che conservi davvero tutto il sapore del prodotto appena colto. "Dalla pianta alla maturazione, noi ci giochiamo tutto in 100 giorni", racconta all'ANSA Aschieri, custode di una cultura dell'eccellenza dei prodotti italiani e che oggi sul campo, a sua volta, al suo fianco ha il figlio Lorenzo, 19 anni. "Ha appena finito gli studi - sorride - ma è sempre venuto con me, sin da piccolo. Il nostro - prosegue - è un lavoro che richiede prima di tutto attenzione e passione. Il pomodoro, rispetto ad altre coltivazioni, è molto più delicato. Soffre gli sbalzi di temperatura, le malattie. A volte basta una concimazione sbagliata per rovinare tutto". Poi, quando la natura decide, esplode nella maturazione perfetta. "La riconosci subito, per quel rosso intenso, unico". A disposizione, a quel punto, solo una manciata di giorni o diventa troppo tardi. "Per il progetto Sul campo - continua a raccontare Aschieri - mi hanno chiesto di provare un incrocio nuovo, il Saladette varietà Rossoro. È un pomodoro grosso, che richiama varietà più antiche, quando ancora si raccoglieva a mano. L'InstaFactory? Quando è arrivato, trovarmelo lì, sul campo, sembrava così strano. Anche se so come funziona uno stabilimento, era impressionante vedere come ci fosse tutto, ma in miniatura". Quanto al futuro, Ascheri non ha dubbi, "da sempre sono convinto che, specialmente nella nostra zona, dobbiamo puntate molto sulla qualità e non sulla quantità. Quella altri Paesi la raggiungono più facilmente di noi, ma con altri tipi di prodotto. Il nostro è un pomodoro 'diverso'".
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