All'Università della Tuscia, a
Viterbo, va in scena "La trilogia del giudicare" con un tris di
alti magistrati: il vice Presidente della Corte Costituzionale
Aldo Carosi, il Primo Presidente della Corte Suprema di
Cassazione Giovanni Mammone, il presidente del Consiglio di
Stato Filippo Patroni Griffi.
A presiedere la sessione l'Accademico dei Lincei Natalino
Irti.
Dopo l'apertura dei lavori con i saluti del Rettore
dell'Università della Tuscia, Alessandro Ruggieri e del sindaco
di Viterbo, Giovanni Arena e del prof. Edorado Chiti,la
presidente del tribunale di Viterbo, Maria Rosaria Covelli ha
sottolineato come l'iniziativa di oggi "rappresenta un proficuo
esempio di collaborazione tra le Istituzioni sul territorio, per
discutere sulla prevedibilità delle decisioni giudiziarie, sul
ruolo e l'efficacia del precedente giurisprudenziale e sulla
utilizzazione nell'ambito della giustizia civile e penale degli
strumenti informatici e algoritmici al fine di governare
l'incertezza del diritto, che è alla base della tutela
dell'affidamento dei cittadini e del principio costituzionale di
uguaglianza davanti alla legge".
Il Procuratore di Viterbo Paolo Auriemma, nei saluti
introduttivi dall'Auditorium dell'Università della Tuscia,
rivolgendosi ai giovani dell'ultimo anno del liceo ha
sottolineato che "la giustizia è il vero momento evolutivo
della collettività. Il mestiere del magistrato oggi si è evoluto
e bisogno attuarlo con gli strumenti moderni, anche quelli
informatici".
Il Presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi,
intervenuto sul tema della prevedibilità delle decisioni ha
evidenziato come "l'argomentazione giuridica sia diventata
centrale nell'età dell'incertezza. L'argomentare serve a ridurre
la distanza tra la norma e la sua interpretazione; serve a
legittimare la decisione e lo stesso giudice che l'ha adottata;
serve a rendere più determinato il modello normativo aperto;
serve a fronteggiare l'incertezza attraverso il dubbio che non
arresta il processo ma sfocia nella sentenza". "Del resto -ha
concluso il Presidente Patroni Griffi- si consideri che il
giudice, per l'utente finale del servizio giustizia, è l'organo
giurisdizionale, non la persona fisica, sicché quel che per noi
magistrati è garanzia di indipendenza funzionale e di autonomia
di giudizio, per il fruitore del sistema giustizia è, a fronte
di pronunce divergenti in fattispecie identiche, "una sorta di
sdoppiamento della personalità, cioè un caso di schizofrenia
clinica".
Nel pomeriggio interverrà il Consigliere laico del Csm
Filippo Donati sul tema "dei possibili utilizzi
dell'intelligenza artificiale nel sistema giudiziale".
L'intervento analizzerà, in prospettiva futura, i vantaggi e i
rischi connessi all'impiego anche nel processo di tecnologie
oggi comunemente utilizzate in altri settori.
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