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Giornata degli Oceani, allarme del Wwf: 'Solo 1,2% del Mediterraneo è protetto'

Gli scienziati concordano sul fatto che almeno il 30% del mare dovrebbe essere tutelato

Redazione ANSA ROMA

Appena l'1,27% del Mediterraneo è effettivamente protetto mentre i maggiori scienziati del mondo concordano sul fatto che almeno il 30% del mare dovrebbe essere tutelato. Le analisi economiche del Wwf 2020 mostrano che tutti i sette principali settori marittimi - dal trasporto marittimo all'acquacoltura, dalla nautica da diporto alla pesca ricreativa e su piccola scala - si basano o competono su aree marine chiave, lasciandole in uno stato di grave esaurimento. L'Italia è uno dei paesi più ricchi in Europa e nel Mediterraneo in termini di biodiversità anche marina che forniscono un capitale naturale elevatissimo: sequestro del carbonio fornito dai nostri mari vale tra i 9,7 e i 129 milioni di Euro l'anno, mentre la funzione protettiva delle praterie marine di posidonia contro l' erosione costiera ha un valore stimato circa 83 milioni di Euro l'anno. Da qui l'iniziativa del Wwf 'A Blue Recovery plan' che mostra un peggioramento delle prospettive ecologiche ed economiche del Mediterraneo nel 2020 e indica una serie di priorità per ecosistemi sani e posti di lavoro entro il 2030.

"Nel Mediterraneo - sottolinea il Wwf nel rapporto realizzato in occasione della Giornata degli Oceani - i servizi ecosistemici sono a forte rischio: il 33% degli habitat marini italiani di interesse comunitario, tra cui praterie di posidonia, foreste di macroalghe e coralligene, presentano uno stato di conservazione inadeguato". Questo, spiegano gli esperti dell'associazione ambientalista, "a causa delle elevate pressioni cui sono soggetti mari e coste italiani: nel 2015 l'Italia era al terzo posto in Europa per volume di traffico merci via mare e al primo per numero di passeggeri, la prima destinazione crocieristica d'Europa, con 700 porti, una flotta di pesca tra le più grandi in Europa e un settore di acquacoltura in fortissima espansione".

Lavorare insieme a un'economia blu per il Mediterraneo in grado di generare un valore di circa 400 milioni di euro l'anno, l'equivalente di oltre la metà del Fondo per la Ripresa proposto dall'Ue. Questo l'appello lanciato dal Wwf ai 22 Paesi e territori costieri "per la ripresa del Mare Nostrum devastato dalla pandemia COVID-19 e che si avvia faticosamente ad una stagione turistica poco promettente". Un "Blue recovery plan" (Un Piano per la Ripresa), sottolinea il Wwf "che può mettersi in moto solo se un'efficace protezione del mare e uno sviluppo economico sostenibile diventano la norma". "Il Mediterraneo è un concentrato di biodiversità che tutto il mondo ci invidia, con oltre 17.000 specie, paesaggi evocativi, ricco di cultura, tradizioni", sottolinea la presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi. E aggiunge: "I paesi che condividono questa grande 'oasi marina' hanno quindi un'enorme responsabilità verso i propri cittadini e la nostra proposta punta ad un futuro sostenibile del mare, per il mondo che verrà".

"Disastri ecologici, temperature in aumento, crisi dei rifugiati, disoccupazione e ultimo, ma non meno importante, la pandemia: la regione mediterranea - spiega il direttore della Wwf Mediterranean Marine Initiative, Giuseppe Di Carlo - è in costante stato di emergenza, incapace di futuro. La mappa del Mediterraneo vede un grande bacino blu al centro che tiene insieme i 22 paesi costieri. Il mare è l'unico e più importante tesoro naturale ed economico che possediamo. Ed è qui che dobbiamo investire se vogliamo avere la possibilità di una ripresa reale e a lungo termine. La recente interruzione di alcune attività marittime a causa di Covid-19 ha confermato che se riduciamo la pressione sul mare, gli stock ittici e gli habitat marini potrebbero ricostruire rapidamente e fornire le risorse necessarie a sostenere il nostro rilancio socioeconomico". E la pesca, sottolinea il Wwf, è un settore chiave per come la sopravvivenza di un settore economico dipenda dalla sostenibilità ambientale. "Anni di pesca eccessiva - afferma il Wwf - hanno reso il Mediterraneo il mare più sfruttato al mondo con conseguenze sul settore: molte attività di pesca sono crollate, le flotte si riducono e i piccoli pescatori sono costretti a lasciare il lavoro mentre i giovani si allontanano dalle comunità. Una migliore gestione della pesca e una maggiore protezione marina permetterebbero al settore di rimettersi in piedi e lavorare in modo sostenibile. Inoltre i pescatori devono condividere il mare con altri settori in crescita: l' acquacoltura è quadruplicata negli ultimi 20 anni e rappresenta già oltre la metà della produzione totale del pescato nel Mediterraneo, mentre il trasporto marittimo potrebbe crescere del 4% l'anno". Anche il turismo, nonostante il possibile rallentamento dovuto alle restrizioni di COVID-19, ha visto una forte crescita negli ultimi anni. E da oggi in Italia e per tutta l'estate il Wwf Italia ha anche dato il via a GenerAzioneMare: al suo terzo anno, questa campagna ha costruito una vera e propria community con volontari, cittadini, scienziati, pescatori, aziende, tutti uniti per difendere il patrimonio Blu del Mediterraneo.

   

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