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Emorragia cerebrale in gravidanza, salvati mamma e bimbo

Al Cardarelli, la gioia di Francesca

(ANSA) - NAPOLI, 05 GEN - ''Non ho mai avuto paura per la mia vita, ma ho temuto per la mia bambina. Oggi posso dire che al Cardarelli ci hanno salvate entrambe, non li ringrazierò mai abbastanza''. A parlare è Francesca, appena 24 anni, che al quinto mese di gravidanza, è stata colpita da emorragia cerebrale. Catapultata in un incubo, Francesca si è rivolta all'ospedale Cardarelli dove è stata ricoverata prima di Natale.
    ''I sintomi erano preoccupanti - spiega Valentino Manzo, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Neurologia e Stroke Unit - Francesca aveva un'afasia e un iniziale disturbo motorio al braccio e alla mano destra e pertanto, nonostante la sua giovane età, abbiamo pensato subito ad uno stroke ischemico''.
    Una diagnosi che andava confermata stando però attenti ad evitare l'impiego di macchinari che potessero nuocere al bambino in grembo della giovanissima paziente. Di qui la scelta del team plurispecialistico di procedere in emergenza con una risonanza magnetica. ''Le immagini ci hanno confermato un quadro allarmante - ricorda Mario Muto, primario dell'Unità Operativa Complessa di Neuroradiologia - e ulteriori indagini hanno poi evidenziato una malformazione vascolare arterovenosa''.
    Patologia che ha reso ''indifferibile'' ogni intervento perché - spiega Muto - ''quando una malformazione di questo tipo sanguina, il rischio di un'emorragia entro sei mesi, o al massimo un anno, è del 30 per cento. Avevamo l'obbligo di intervenire''. Le equipés di neurochirurgia e neuroradiologia sono state chiamate a pianificare un intervento poco invasivo e a basso rischio per il bambino di Francesca. E così, dopo un accurato studio angiografico e un serrato confronto tra specialisti, la decisione è ricaduta su un trattamento endovascolare. Due giorni dopo il ricovero, in condizioni cliniche ormai stabili, la giovanissima mamma è stata sottoposta al delicato intervento. A operare è stato proprio il primario Mario Muto, assistito dalla sua equipe. Utilizzando un micro catetere, i chirurghi hanno iniettato una sostanza capace di occludere la malformazione arterovenosa, eliminando così il rischio di una futura emorragia. ''È stato necessario pianificare l'intervento nel minimo dettaglio - sottolinea Muto - per utilizzare un quantitativo minimo sia di radiazioni che di sostanze potenzialmente tossiche per il nascituro.
    Fortunatamente tutto è andato per il meglio''. Francesca, con in grembo il suo bambino, è tornata a casa pochi giorni dopo l'intervento ed ha potuto riabbracciare il marito e il suo primo figlio Emanuele. La gravidanza prosegue senza complicazioni ed entro pochi mesi la famiglia si allargherà con l'arrivo di Gioia Maria. ''Abbiamo scelto questo nome - spiega Francesca - anche come gesto di devozione. Ci si lamenta spesso di una sanità che non funziona, ma la mia storia dimostra come anche in un momento così drammatico si possa avere fiducia nei medici e negli infermieri dei nostri ospedali''. Dalla direzione strategica dell'ospedale un ringraziamento a tutto il personale. ''Andiamo avanti con la convinzione di sempre - concludono il dg Giuseppe Longo e il direttore sanitario Giuseppe Russo - e con la fiducia nei vaccini che stiamo somministrando a ritmo serrato''. (ANSA).
   

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