(ANSA) - NAPOLI, 27 NOV - È Carlo Molino, direttore
dell'Unità operativa complessa di chirurgia generale I e
chirurgia del pancreas, il primo donatore di plasma iperimmune
del Cardarelli di Napoli. Uscito da pochi giorni da una forma
fortemente sintomatica, Molino è tornato in sala operatoria.
Come gesto di responsabilità, sottolinea una nota, ha voluto
essere il primo a donare il plasma da trasferire all'ospedale
Cotugno, HUB campano del protocollo Tsunami. "Il dibattito
sull'utilità del plasma Covid è aperto - spiega Molino - questo
plasma servirà proprio a quei ricercatori che dovranno
comprendere se e in che modo il plasma iperimmune potrà essere
un'arma efficace contro il Covid".
Molino, "che ha scelto di gestire la propria malattia da casa
per non pesare sull'esistenza ospedaliera", si sottolinea,
lancia anche un messaggio che va nella direzione della
prevenzione. "Troppe persone non stanno venendo a curarsi per il
timore del Covid, il Cardarelli ha tutti i requisiti e i
percorsi che mirano a garantire la sicurezza dei pazienti.
Sottrarsi a cure indispensabili per paura del virus potrebbe
portare a conseguenze drammatiche".
"Con la certezza di poter fare la propria parte anche nel
sostenere la ricerca, il Cardarelli di Napoli ha avviato lo
screening per la raccolta di plasma iperimmune tramite il
servizio trasfusionale che fa riferimento all'Unità Operativa
Complessa di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, diretta
dal dottor Michele Vacca" si afferma nella nota. Per le
prossime settimane il Cardarelli identificherà i pazienti idonei
a donare il plasma e li convocherà chiedendo una disponibilità
allo screening e alla eventuale successiva donazione, ove siano
presenti anticorpi neutralizzanti in quantità adeguata.
"Ad oggi i report pubblicati sono contraddittori - dice Michele
Vacca -, l'unico studio randomizzato con un numero di casi
accettabile, peraltro pubblicato su una rivista ad alto impatto
scientifico, ha concluso per l'inefficacia di questa terapia.
Questo studio è stato però fortemente criticato dalla comunità
scientifica europea che ne evidenziato bias importanti. È dunque
evidente che la questione è tutt'altro che consolidata".
Sono in corso numerosi trial in Europa e nel mondo e l'Italia
da questo punto di vista "si è dimostrata molto organizzata
riuscendo nell'impresa di riunire in un unico studio
multicentrico e multi-Regione numerosissimi Centri Clinici e
Servizi Trasfusionali che hanno aderito al protocollo denominato
"Tsunami" sotto l'egida dell' ISS e del Cento Nazionale Sangue".
"In questa fase - conclude Vacca - è doveroso raccogliere il
maggior numero di casi e di dati con rigorosissimo metodo
statistico e scientifico. Solo così si potrà dare presto
risposte conclusive sull'efficacia o meno di questo trattamento.
Eviterei invece ogni speculazione o utilizzo inappropriato
perché si rischia solo di ostacolare la ricerca, creando grandi
suggestioni e, forse, anche false speranze". (ANSA).