Domani, sabato 3 dicembre a partire
dalle 15.30, la sala da concerto Napulitanata ospiterà un
convegno nell'ambito del progetto "Pasolini e Lomax: la
tradizione musicale campana in mostra", a cura della stessa
Associazione Napulitanata e del Centro Studi Alan Lomax.
La mostra, già fruibile dal 10 novembre, presenta ai visitatori
una selezione di fotografie realizzate da Alan Lomax tra il
dicembre 1954 e il gennaio 1955, durante la sua campagna di
ricerca in Campania.
Il convegno invece sarà l'occasione per cogliere appieno il
legame tra le figure di Pier Paolo Pasolini e di Alan Lomax, a
partire dall'incontro 'virtuale' tra i due ne "Il Decameron" del
1971, film in cui il regista sceglie come colonna sonora
'ideale' della pellicola, una serie di registrazioni sonore
effettuate in Campania dall'etnomusicologo statunitense negli
anni '50.
La prima parte dei lavori, incentrata sul rapporto tra Pier
Paolo Pasolini e la musica popolare, vedrà protagonisti gli
etnomusicologi e studiosi Giorgio Adamo (presidente del Centro
Studi Alan Lomax), Roberto Calabretto, Carlo Vecce, Sergio
Bonanzinga e Raffaele Di Mauro.
Ospite d'onore della giornata sarà Anna Lomax Wood, antropologa
ed etnomusicologa, figlia di Alan, che offrirà il suo
contributo, insieme a Di Mauro, Adamo e Luigi Millunzi, aprendo
la seconda parte del convegno, dedicata interamente
all'etnomusicologo statunitense.
I lavori si concluderanno con una tavola rotonda sul lavoro di
ricerca svolto in Campania sulle tracce di Lomax, in cui saranno
coinvolti studiosi ed esponenti legati agli stessi paesi in cui
l'etnomusicologo fece tappa tra il '54 e il '55: Luigi D'Agnese
(Montemarano, Letino), Arsenio D'Amato (Sant'Arsenio), Francesco
Cardinale e Antonio Cardillo (Montecalvo Irpino), Mario
Cerchione (Mercogliano), Gerardo Ferraioli (Pagani), Francesco
Tarullo (Sant'Andrea di Conza).
Il progetto è realizzato grazie al co-finanziamento della
Regione Campania con la legge regionale numero 7/2003,
contributi per la promozione culturale anno 2022, con il
patrocinio morale del Comune di Napoli, del Museo Archeologico
di Napoli e del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università
Federico II.
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