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'Stanno uccidendo Napoli', grido d'allarme mons. Battaglia

'Stanno uccidendo Napoli', grido d'allarme mons. Battaglia

'Effetti mortiferi mafie,fare rete e realizzare Patto educativo'

NAPOLI, 26 novembre 2021, 14:09

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Stanno uccidendo Napoli". E' il grido d'allarme lanciato da don Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, pubblicato sul numero di dicembre della rivista 'Vita Pastorale' (Gruppo Editoriale San Paolo), diretto da don Antonio Sciortino. Un sos rivolto alla Chiesa e all'intera città per gli effetti ''mortiferi'' della criminalità e delle mafie.
    "Il grido d'allarme che ho lanciato alla mia Chiesa e alla mia città - scrive l'arcivescovo - sono un'espressione dura, urtante, adatta a una zona di guerra. Ma non siamo, forse, in guerra. Fin dal mio ingresso a Napoli, ho incontrato il dolore delle vittime innocenti della criminalità. E non c'è stata settimana in cui un mio prete o qualche volontario non mi abbia raccontato di una sparatoria, di un tentato omicidio, di un assassinio di camorra".
    Don Mimmo riferisce che nella sua esperienza di sacerdote si è "confrontato tante volte, troppe volte, con le organizzazioni di morte. E ne ho visto gli effetti. Quante volte ho raccolto ragazzi e giovani ai margini delle strade ammazzati dall'oro bianco della droga, caposaldo economico della ndrangheta! Quante volte ho ascoltato il dolore di familiari e amici di giovani e meno giovani ammazzati nell'ambito delle lotte tra le cosche". "Quando Francesco mi ha inviato a Napoli - racconta il presule - avevo consapevolezza che, pur nella grande e inevitabile differenza, quella partenopea era una terra molto simile a quella in cui avevo vissuto e servito, per la capacità di accoglienza della gente, la straordinaria resilienza dei semplici, la geniale creatività che nasce dalla vita povera e umile. Ma avevo ben chiaro che vi era un altro comun denominatore, ben più triste e pericoloso: la criminalità organizzata. Alla preoccupazione s'è aggiunta, fin da subito, la gratitudine per un tessuto ecclesiale vivo, per nulla assuefatto alla convivenza con la cultura camorristica e con il potere di morte dei clan". Tante sono le esperienze positive che si fanno largo ed "è urgente che queste voci profetiche siano sempre più coro armonico, per far fronte comune contro l'escalation di violenza che sta attraversando la città. Non bastano più le esperienze dei singoli, ma c'è urgenza di una rete, capace di creare un sistema educativo generatore di vita, opposto al sistema mortifero della camorra. Lavorare a questa rete non è solo una necessità per la Chiesa di Napoli. È, soprattutto, una vocazione". "Cosa chiede il Signore alla Chiesa che cammina tra i vicoli di Napoli, dove troppi bambini sono abbandonati a sé stessi? E dove il mercato della droga punta sempre più su una manodopera di adolescenti strappati via, dalla scuola e dall'educazione al bene e al bello? La risposta del Vangelo - è la conclusione dell'arcivescovo - è chiara e inequivocabile: non possiamo non fermarci a soccorrere, coinvolti dal dolore innocente di tanti piccoli, per invocare l'aiuto di tutti affinché i figli invisibili della città non abbiano più a soffrire". "Per questo ho voluto rivolgere un appello a tutti, dai cittadini alle associazioni, dalle Istituzioni locali al Governo nazionale affinché, rispondendo al grido di aiuto dei figli più fragili, ci si possa ritrovare insieme intorno a un Tavolo, andando oltre la denuncia, lavorando a proposte concrete all'altezza della sfida che abbiamo dinanzi. Vogliamo chiamare tutti, con coraggio, a un "Patto educativo", per ridare futuro alla nostra terra e speranza ai nostri giovani. Non basta impegnarsi. Occorre farlo insieme", conclude l'arcivescovo.
   
   

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