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Camorra: mons. Battaglia,conversione e dovere della denuncia

Camorra

Camorra: mons. Battaglia,conversione e dovere della denuncia

'Mai far finta di non vedere, dai clan dolori e angosce'

NAPOLI, 28 ottobre 2021, 12:18

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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«La camorra ogni giorno impone dolori e angosce» alla gente di Napoli. «Per questo è necessario annunciare il Vangelo anche a questa parte oscura della città, invitandola alla conversione senza però retrocedere mai di un millimetro dal dovere della denuncia, rinunciando alla "zona comfort" di chi si gira dall'altra parte, facendo finta di non vedere». Sono le parole di monsignor Domenico Battaglia in un'intervista al settimanale Credere in edicola da oggi, giovedì 28 ottobre. Nominato pochi mesi fa da papa Francesco come vescovo di Napoli, monsignor Battaglia indica la strada che intende percorrere con la Chiesa napoletana: «Dobbiamo con tutto noi stessi lavorare per il bene degli uomini e delle donne di questa città, portando la luce della giustizia dove imperano le tenebre della criminalità. Con la forza del Vangelo, con il potere dei segni. È quello che chiedo a ogni prete e a tutto il popolo di Dio. Ci sono poi delle ferite - la povertà educativa, la disoccupazione, la frammentazione del tessuto sociale - delle quali occorre prendersi cura e la Chiesa napoletana cercherà di farlo con il balsamo della tenerezza e la forza evangelica della speranza, dialogando con tutti ma senza abdicare al dovere della denuncia del male sociale».
    Nell'intervista al settimanale Credere, monsignor Battaglia torna a rilanciare la proposta di un «patto educativo» per salvare la città. «Le priorità di Napoli come di tutto il Sud sono la disoccupazione, la povertà educativa, il radicamento delle mafie», dice il presule partenopeo. «Il Sud, la Campania e Napoli hanno bisogno di scelte politiche e amministrative all'altezza della loro sete di speranza e del loro sogno di riscatto. Senza retoriche e ulteriori rimandi. È un dovere che abbiamo verso le nuove generazioni. Ed è per questo che, come ho già detto più volte, occorre dar vita ad un patto educativo, alla cultura della rete, creando un sistema di comunità fondato sulla reciprocità».
   

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