BEIRUT - Il governo uscente libanese accelera il processo di privatizzazione del porto di Beirut, distrutto dalla devastante esplosione più di tre anni fa, e annuncia l'avvio di una gara d'appalto per la rimozione delle macerie rimaste sulle banchine dall'agosto del 2020. Questo mentre l'inchiesta giudiziaria libanese è di fatto bloccata dall'élite libanese al potere, accusata da più parti di essere responsabile della deflagrazione, il 4 agosto del 2020, di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, per sei anni e mezzo custodite illegalmente in uno degli hangar del porto. Nell'esplosione sono state uccise circa 250 persone.
Il ministro uscente dei trasporti e dei lavori pubblici libanese, Ali Hamiye, ha annunciato nelle ultime ore che una volta rimosse le macerie e i detriti causati dall'esplosione sarà possibile aprire a investimenti privati per l'intera struttura portuale. Da quando è tornato in funzione lo scorso maggio, afferma il ministro citato dai media di Beirut, il porto della capitale libanese registra "10 milioni di dollari al mese" di introiti.
Libano: governo vuole attrarre investitori per porto di Beirut
Gara d'appalto per rimozione macerie poi al via privatizzazione
