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ANSAcom - In collaborazione con WeWorld
Aprire un dialogo tra imprese, politica, istituzioni, società civile, e sindacati sulla Due diligence d’impresa sui diritti umani e ambientali che affianchi il negoziato tra Parlamento e Consiglio Ue sulla Direttiva di Corporate Sustainability Due Diligence. Questo il focus dell’evento “Diritti umani e ambientali: dialogo sulla Due Diligence d’Impresa”, organizzato da WeWorld in collaborazione con l’ASviS e la campagna nazionale Impresa 2030, realizzato nell’ambito del progetto azioni in rete per lo sviluppo sostenibile, sostenuto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. All'evento hanno partecipato, tra gli altri, anche l'onorevole Laura Boldrini, Martina Rogato di Impresa 2030, Silvia Borelli della Cgil, Attilio Dadda di LegaCoop, Marion Lupin dell'European Coalition for Corporate Justice e Giorgia Ceccarelli di Oxfam Italia.Secondo le tre organizzazioni, è in corso una nuova stagione di politiche che vincolano le imprese a fare la propria parte per contribuire al raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, su cui l’Italia è in forte ritardo. Serve "maggiore impegno affinché le imprese italiane e globali possano costruire un modello di equità sociale e stabilità; creare un nuovo patto sociale tra mondo produttivo, consumatori, comunità, e istituzioni; sradicare sistemi di sfruttamento umano e delle risorse naturali in un’ottica di uguaglianza e accesso ai diritti, fondamentali anche per proteggere il made in Italy dalla concorrenza sleale di sistemi produttivi basati su pratiche scorrette". Per la coordinatrice Policy e Advocacy di WeWorld, Margherita Romanelli, "le imprese devono fare con più forza la loro parte contro lo sfruttamento delle persone e delle comunità. La Direttiva deve prevedere una chiara responsabilità civile delle imprese sul proprio operato, e facilitare l’accesso alla giustizia per le vittime". Inoltre, "per abbassare le emissioni occorrono obiettivi chiari e misurabili, partendo dalla valutazione dell’impatto di ogni azione aziendale, dalla produzione alla commercializzazione, all’uso e allo smaltimento dei prodotti. Queste azioni costituiscono il processo di due diligence sui diritti umani e ambientali di cui la Direttiva europea si occupa: per questo è importante che sia ambiziosa e che venga perfezionata e sostenuta”. L'adozione finale della Direttiva può costruire “un sistema di regole comuni per chiunque operi nel mercato unico europeo, affinché le imprese misurino l’impatto ambientale e sociale del proprio business e vi pongano rimedio nel caso in cui abbia conseguenze negative su tutta la filiera di produzione. É fondamentale che imprenditori, portatori d’interesse, decisori politici si preparino per tempo”, ha affermato il direttore scientifico di ASviS, Enrico Giovannini.Le priorità da tenere in conto per arrivare a un testo finale della Direttiva europea sulla Due Diligence davvero efficace comprendono l’obbligatorietà della due diligence a tutti i diritti umani internazionalmente riconosciuti così come ai target di sostenibilità ambientale previsti dagli impegni internazionali ed europei; la responsabilità dell'impresa sull'effettiva implementazione delle politiche; un coinvolgimento significativo della società civile e dei sindacati nell’intero processo; l'estensione dell’applicazione della Due Diligence all’intera filiera globale del valore, a tutti i settori, compreso quello finanziario. Anche le Pmi, inoltre, con adeguato sostegno finanziario, devono essere incluse: molte pratiche di sfruttamento dei diritti di lavoratori e lavoratrici o di inquinamento, infatti, avvengono nel contesto di piccole e medie imprese, spesso meno soggette a controlli. Altri punti riguardano l'adeguato risarcimento per le vittime e l'inversione dell'onere della prova; l'attuazione di piani concreti per proteggere l’ambiente. Per la portavoce Impresa 2030 e Board Member HRIC, Martina Rogato, la Direttiva rappresenta “un'occasione unica per fare un concreto balzo in avanti in materia di giustizia ambientale e sociale, oltre che per consolidare l’Ue come punto di riferimento internazionale per l'affermazione di un nuovo modo di fare ed essere impresa".Di questi temi WeWorld parlerà anche al Terra di Tutti Film Festival di Bologna (5-8 ottobre).
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