(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - ROMA, 07 OTT - "Proprio mentre stavo scrivendo
questa lettera, ha fatto irruzione in maniera inattesa la
pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre false
sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i
diversi Paesi, è apparsa evidente l'incapacità di agire
insieme": "desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di
vivere, riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo
far rinascere tra tutti un'aspirazione mondiale alla
fraternità".
La 'Fratelli tutti' di papa Francesco - l'enciclica
"sociale" firmata ieri ad Assisi e pubblicata oggi nella festa
di San Francesco, che proprio dal santo da cui Bergoglio ha
preso il nome da Papa trae il titolo (dalle "Ammonizioni") e
l'ispirazione a cinque anni dalla Laudato si' - è questo: un
documento, con un'introduzione e otto capitoli, che mira a
promuovere un'aspirazione mondiale alla fraternità e
all'amicizia sociale, indicando non solo gli ideali, ma le vie
concretamente percorribili per chi vuole costruire un mondo più
giusto e fraterno nei rapporti quotidiani, nel sociale, nella
politica, nelle istituzioni. Una necessità fortemente sentita
dal Pontefice, e che la pandemia da Coronavirus non ha fatto che
amplificare e rendere ancora più stringente.
"Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha
effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di
essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove
il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che
nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente
insieme", afferma il Papa. "Se tutto è connesso, è difficile
pensare che questo disastro mondiale non sia in rapporto con il
nostro modo di porci rispetto alla realtà, pretendendo di essere
padroni assoluti della propria vita e di tutto ciò che esiste",
insiste il Pontefice. "Non voglio dire che si tratta di una
sorta di castigo divino - aggiunge -. E neppure basterebbe
affermare che il danno causato alla natura alla fine chiede il
conto dei nostri soprusi. È la realtà stessa che geme e si
ribella".
L'atteso terza enciclica di Francesco - che oggi all'Angelus
il Papa ha fatto distribuire ai fedeli nell'edizione
dell'Osservatore Romano, tornato nell'occasione ad essere
stampato in cartaceo - tocca una vastità di temi, dal 'no' alla
"tentazione di fare una cultura dei muri" per impedire
l'incontro con altre culture (e "chi costruisce un muro finirà
schiavo dentro ai muri che ha costruito, senza orizzonti"), alle
paure e alle insicurezze che diventano "terreno fertile per le
mafie". Dalle tante storture del mondo attuale, al fatto che la
fede non deve far sentire "incoraggiati o almeno autorizzati a
sostenere forme di nazionalismo chiuso e violento, atteggiamenti
xenofobi, disprezzo e persino maltrattamenti verso coloro che
sono diversi".
Dall'individualismo radicale come "virus più difficile da
sconfiggere", alla necessità di "un'etica delle relazioni
internazionali", grazie alla quale la pressione del debito
estero non deve "compromettere la sussistenza e la crescita" dei
Paesi poveri. Dal dovere di "rispettare il diritto di ogni
essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare
i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche
realizzarsi pienamente come persona", alle "risposte
indispensabili, soprattutto nei confronti di coloro che fuggono
da gravi crisi umanitarie" (visti, patrocini, corridoi
umanitari, alloggi adeguati, sicurezza personale, servizi
essenziali).
Ampio spazio il Pontefice dedica alla "migliore politica",
con l'avvertenza che essa "degenera in insano populismo quando
si muta nell'abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo
di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto
qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto
personale e della propria permanenza al potere". Critiche vanno
a quelli che il Papa chiama "dogmi di fede neoliberale", perché
"il mercato da solo non risolve tutto", e le "stragi" provocate
dalle speculazioni finanziarie lo hanno dimostrato.
Ribaditi anche il "mai più la guerra!", "fallimento della
politica e dell'umanità", "resa vergognosa alle forze del male"
(piuttosto, con il denaro che si investe negli armamenti, si
costituisca un Fondo mondiale per eliminare la fame), e
l'inammissibilità della pena di morte, da abolire in tutto il
mondo. Così come l'appello per una riforma sia delle Nazioni
Unite che "dell'architettura economica e finanziaria
internazionale".
Sulla base del Documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza
umana, Francesco riafferma infine che "la violenza non trova
base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali, bensì
nelle loro deformazioni". E ricorda figure come Martin Luther
King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e soprattutto il Beato
Charles de Foucauld, un modello per tutti di cosa significhi
identificarsi con gli ultimi per divenire "il fratello
universale". (ANSA).