Greenpeace Italia, Legambiente e WWF
Italia in una nota congiunta "reputano ancora una volta
sbagliata la strada annunciata dal Ministro Cingolani per
rendere indipendente dal punto di vista energetico il nostro
Paese: il ministro comincia sempre dai fossili, fingendo di
ignorare che la crisi climatica ne impone il progressivo
abbandono, mentre occorre cominciare dalle fonti rinnovabili, le
uniche che davvero garantiscono rapidità di installazione
(superate le barriere burocratiche) e vera sicurezza
energetica".
Non è rivedendo il Pitesai, il Piano strategico per la
transizione energetica sostenibile delle aree idonee, o
aumentando le estrazioni di gas dal sottosuolo o dai fondali
marini italiani che l'Italia riuscirà a raggiungere l'obiettivo.
Le attuali riserve di gas individuate come certe e pubblicate
dall'UNMIG, l'Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e
le georisorse afferente allo stesso Mite, sono poco meno di 40
miliardi di metri cubi, contro un fabbisogno nazionale annuale
di gas fossile che supera i 70 miliardi. Anche se riuscissimo ad
estrarre tutto il gas oggi, saremmo indipendenti forse fino alla
fine dell'inverno prossimo. E poi? Dove sarebbe l'indipendenza
energetica?".
"L'affermazione del Ministro sullo "sbaglio" fatto in questi
anni dal Paese in cui si è passati dalla produzione di un 20% di
gas nazionale nel 2000 a un 3-4% nel 2020 - concludono le ong -
non tiene conto - o non vuole tenere conto - che la scelta è
stata obbligata dal fatto che la maggior parte dei giacimenti si
stavano esaurendo".
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