Cinque cittadini portoghesi, di
un'età compresa tra gli 8 e i 21 anni, hanno fatto ricorso alla
Corte europea dei diritti umani (Cedu) contro l'Italia e altri
32 Stati membri del Consiglio d'Europa accusandoli di violare i
loro diritti perché non rispettano gli impegni assunti con la
firma dell'accordo di Parigi del 2015, la Cop21. Lo rende noto
la stessa Corte, che accettando di trattare il caso in via
prioritaria, lo ha comunicato ai governi chiamati in causa,
dando inizio alla fase processuale.
Nel ricorso i cinque giovani portoghesi sostengono che tutti
e 33 gli Stati chiamati in causa violano i loro diritti, tra cui
quello alla vita, perché non hanno preso misure adeguate a
ridurre l'emissione di gas serra per limitare l'innalzamento
delle temperature e combattere cosi contro il cambiamento
climatico, come si erano impegnati con la firma del Cop21.
Questa mancata azione, affermano i 5 ricorrenti, ha avuto e ha
numerosi effetti negativi sulla loro vita.
"Il riscaldamento climatico - dicono - è direttamente
responsabile degli incendi delle foreste portoghesi degli ultimi
anni" che gli hanno già causato difficoltà respiratorie, e
accrescono il loro rischio di avere problemi di salute in
futuro. I ricorrenti affermano di "provare ansia di fronte alle
catastrofi naturali come gli incendi delle foreste che hanno già
causato la morte di oltre 100 persone tra i loro vicini, a cui a
volte hanno assistito".
Inoltre durante gli incendi non possono stare all'aria
aperta, le scuole sono chiuse, e le ceneri hanno già causato
danni alle proprietà delle loro famiglie. Due dei ricorrenti
aggiungono che i cambiamenti climatici stanno causando delle
tempeste molto violente durante l'inverno che mettono in
pericolo la loro casa, mentre altri tre lamentano che i picchi
di calore sempre più frequenti non gli consentono di coltivare
alcuni tipi di legumi ed estrarre acqua dal pozzo che si trova
sulla proprietà della famiglia.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA