Un fatturato annuo di circa un
miliardo, con un + 67% rispetto all'anno precedente per le
imprese. Dopo il calo nel 2020, dovuto soprattutto al Covid, il
settore torna a macinare numeri positivi. È il quadro
rappresentato nel rapporto di Assorimap, l'Associazione
Nazionale Riciclatori e Rigeneratori di materie plastiche,
realizzato da Plastic Consult, presentato questa mattina a Roma.
Il rapporto spiega come la crescita del valore dei riciclati
prodotti sia dovuta non soltanto a un aumento dei volumi di
prodotti riciclati, ma anche all'incremento, estremamente
elevato, dei prezzi di vendita, legato all'impennata delle
materie prime a cui si sono aggiunti, nella parte terminale
dell'anno, gli aumenti dei costi energetici. I volumi totali
nazionali in output dei riciclatori meccanici si sono attestati
lo scorso anno a circa 800mila tonnellate, con un tasso di
crescita del 17% rispetto al 2020.
Nell'attività di riciclo delle materie plastiche sono attive,
nel complesso, oltre 350 aziende, inclusi raccoglitori e
selezionatori di rifiuti e scarti industriali. Un calcolo dal
quale sono invece escluse le società di raccolta rifiuti urbani.
I produttori di materie prime seconde sono circa 200.
È nel Nord Ovest, in particolare in Lombardia, che si
concentra la maggior parte degli impianti di riciclo meccanico
censiti (oltre il 40% del totale). Segue il Nord Est con poco
più del 25%, mentre, nel Sud e nelle isole, la percentuale si
attesta al 20% e solo al 10% nel Centro Italia. Le fonti per il
riciclo sono nel complesso concentrate nella filiera degli
imballaggi, in particolare quelli da raccolta urbana rifiuti,
che hanno rappresentato lo scorso anno poco meno del 70% del
totale.
Le principali applicazioni delle Materie Prime Seconde sono
concentrate in due principali settori di sbocco: imballaggi
rigidi e articoli casalinghi/per giardinaggio, entrambi al di
sopra del 30% di quota. Segue il comparto edilizia e costruzioni
a poco più del 15%.
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