Il commercio di legno illegale vale
oltre 150 miliardi di dollari l'anno, mentre secondo la Fao,
negli ultimi 30 anni sono andati persi 178 milioni di ettari di
foreste, un'area pari all'intera estensione della Libia. Lo
annuncia Conlegno, il consorzio che si occupa di "tutelare il
patrimonio forestale e la biodiversità favorendo l'impiego del
legno, dalla materia prima all'imballaggio, al legno
strutturale".
Secondo il Consorzio in diverse zone del mondo si sta
assistendo a "importanti quote di riforestazione e grazie a una
maggiore attenzione riservata all'ambiente, a un allargamento
delle aree protette che, dal 1990 ad oggi, sono aumentate di 191
milioni di ettari". In Italia Conlegno agisce attraverso il
marchio 'Legnok' per "contrastare la deforestazione e promuovere
il mercato di legno e derivati di origine sicura e certificata".
Proprio i "tagli boschivi indiscriminati", secondo Legnok,
determinano il "maggiore impatto distruttivo sulle foreste della
Terra". Secondo il Consorzio il cosiddetto 'illegal logging'
riguarda il 30% del legno commercializzato nel mondo. Secondo
The Guardian la maglia nera degli acquisti di legno illegale va
alla Cina e riguarda per gran parte materiale proveniente
dall'area amazzonica del Brasile. "Quella del legno illegale è
una problematica globale e gravissima per la salute del Pianeta
e per tutti noi", spiega il presidente di Conlegno, Orlando
Fravega. Secondo Fravega "soltanto tracciando la provenienza del
legname possiamo essere sicuri che i prodotti che arrivano nelle
linee di produzione e, da ultimo, nelle case, provengano da
foreste legalmente gestite, in un'ottica di salvaguardia delle
loro funzioni produttive, ambientali e sociali".
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